(Szabadka 1885 - Budapest 1936) scrittore ungherese. Si dedicò prima al giornalismo (collaborò alla rivista «Occidente», che propugnava l’inserimento della cultura ungherese in un più vasto contesto europeo), poi alla poesia lirica (Fra quattro mura, 1907; I lamenti di un povero bimbo, 1910; Le carte, 1912; Magia, 1912; A nudo, 1928; Rendiconto, 1935), in cui l’influsso del decadentismo è ravvivato da una profonda angoscia esistenziale, e infine al romanzo (Il poeta sanguinario, 1921, sulla figura di Nerone; Anna Édes, 1926; Figure, 1929; Natura chiassosa, 1930; Lago di montagna, 1936). Fu apprezzatissimo traduttore (Shakespeare, Carducci, Gozzano, D’Annunzio e, per la prima volta, Pirandello).