(Avignone 1923) filosofo e antropologo francese. Ha insegnato in molte università americane. Il suo originale itinerario intellettuale procede dalla critica letteraria e dall’ermeneutica del romanzo per sfociare nella riflessione antropologica sul problema del sacro. In Struttura e personaggi del romanzo moderno (Mensonge romantique et vérité romanesque, 1961) la comprensione delle grandi opere narrative occidentali, da Cervantes a Dostoevskij a Proust, è fondata su un’analisi intertestuale che scopre identità profonde negli «attori» della finzione. Con La violenza e il sacro (La violence et le sacré, 1972) questa analisi viene a porsi in una prospettiva antropologica, attraverso una rilettura del mito e del problema dell’origine di un sapere denegato dalla cultura. La verità nascosta, identificata nel «sacrificio fondatore» e nella costruzione del «capro espiatorio», è il tema centrale del saggio Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo (Des choses cachées depuis la fondation du monde, 1978) e del successivo Il capro espiatorio (Le bouc émissaire, 1982). Ha proseguito la sua indagine sui comportamenti dell’uomo, in particolare la violenza e il sacrificio, nei saggi L’antica via degli empi (La route antique des hommes pervers, 1985), Vedo Satana cadere come la folgore (Je vois Satan tomber comme l’éclair, 1999), La voce inascoltata della realtà (La voix méconnue du réel, 2002), Il sacrificio (Le sacrifice, 2003). All’analisi dell’amore nella civiltà letteraria dell’Occidente è dedicato Geometrie del desiderio (Géométries du desir, 2011).