Poeta statunitense.
Nacque in una piccola cittadina dell'Ohio, figlio unico di una coppia che avrebbe divorziato nel 1917.
Suo padre Clarence era un ricco mercante di dolci, detentore dei diritti sul marchio "Life Savers".
In seguito al divorzio dei genitori, il giovane Hart rimase in custodia della madre. Ella sfogò sul figlio la rabbia e la frustrazione che le derivavano dal fallimento del matrimonio.
A 17 anni Hart convinse i suoi genitori a trasferirsi a New York per potersi preparare al college.
Cominciò ad appassionarsi alla poesia moderna, e in particolare alla poetica di Thomas Stearns Eliot e di Ezra Pound.
Come già i due maestri, anche Hart Crane orientò la sua produzione poetica verso poesie dal metro tradizionale, ma ricercate e spesso arcaizzanti nella lingua.
In seguito, Crane si avvicinò ai simbolisti francesi e finalmente compose la sua prima raccolta di liriche, intitolata "White buildings" ("Bianchi edifici", 1926).
In questi versi appare evidente un'idea platonica dell'amore, che il poeta potrebbe aver mutuato da quella (forse più romantica) mostrata da Shelley.
L'opera seguente, The Bridge ("Il ponte") del 1930 fu opera di grande ambizione, e segnò forse il punto più alto della breve, intensissima carriera letteraria di Crane.
Il ponte cui fa riferimento il titolo è il notissimo Brooklyn Bridge newyorkese, che nella visione di Crane assurge a simbolo dell'attraversamento tra passato e futuro, e diventa punto di saldatura fra il mondo naturale e la società industriale.
Dopo la pubblicazione, Crane cadde in un perdurante stato depressivo, nel corso del quale trovò l'ispirazione per una serie di liriche che verranno poi raccolte nel libro "Key West".
Dopo aver ottenuto una borsa di studio in Messico ed esservisi trasferito per un po' di tempo, durante il viaggio di ritorno si suicidò gettandosi in mare.
A lungo rimosso dalle mappe della grande poesia del Novecento, Crane si è rivelato uno dei più influenti poeti della sua generazione.