Scrittore e oratore greco. Fu allievo dei sofisti, ma fece anche parte, secondo la testimonianza di Platone, del circolo di Socrate. Fu logografo (cioè oratore giudiziario su commissione) dal 402 al 391, ma la sua attività principale fu quella di maestro d’eloquenza ad Atene, dove fondò una celebre scuola. Morì, vecchissimo, poco dopo la battaglia di Cheronea (con cui Filippo di Macedonia ottenne l’egemonia sulle città greche; la tradizione vuole che si lasciasse morire d’inedia all’annuncio della vittoria di Filippo). Della sua attività di logografo (da lui ripudiata) ci restano 6 orazioni. Dei 60 discorsi a lui attribuiti ne restano 14 oltre a 10 lettere (alcune spurie). Tra le orazioni politiche, i cui temi principali sono il panellenismo, la lotta contro la Persia e l’egemonia di Atene, sono importanti l’Archidamo (366), l’Areopagitico (357), Sulla pace (355), in cui Isocrate consiglia agli ateniesi di rinunciare al sogno di una restaurazione della potenza navale. Di non minore rilievo le orazioni che riguardano la teoria politica e morale (fra cui l’Evagora, 365 ca). Tra le orazioni per la scuola è particolarmente significativa quella Contro i sofisti (390 ca), in cui Isocrate, in polemica con il relativismo etico dei sofisti, presenta il proprio manifesto: in essa la tecnica retorica è al servizio di un ideale etico. Vastissima fu l’influenza di I., sia per il modello stilistico della sua prosa, fatta di equilibrio, armonia, levigatezza, sia per i contenuti del suo insegnamento.