(Winchester, Kentucky, 1899 - Nashville, Tennessee, 1979) critico e poeta statunitense. Di origine e di formazione «sudista», si legò ai due gruppi di intellettuali, «The agrarians» e «The fugitives», che, nello sforzo di contrastare il dominio critico e ideologico della Nuova Inghilterra, diedero vita al movimento del new criticism. Editore della «Sewanee Review» (1944-46), T. divenne presto, insieme a C. Brooks e a J.C. Ransom, il capofila della nuova corrente, che denunciava (sulle orme di T.S. Eliot) i mali legati alla democrazia, al pragmatismo, al capitalismo industriale, e vedeva nella poesia uno strumento capace di porre ordine al flusso caotico dell’esperienza. Da questi richiami alle istanze ordinatrici della tradizione, del classicismo e della religione, nasce la notevolissima opera critica di T.: Saggi reazionari (Reactionary essays, 1936), Ragione nella follia (Reason in madness, 1940); e il suo romanzo storico I nostri padri (The fathers, 1932). La lezione di Eliot è avvertibile anche nella sua opera poetica, che è ardua, profonda, ispirata a un severo senso religioso della vita. Nelle raccolte Mr Pope e altre poesie (Mr Pope and other poems, 1928), Il Mediterraneo e altre poesie (The Mediterranean and other poems, 1936) e Il Mare d’inverno (Winter sea, 1945), distacco, misura e wit metafisico si fondono con un uso rinnovato dell’immagine, sfrondata di ogni mediazione decorativa, e dunque diretta e violenta. Il suo componimento più famoso, l’Ode ai caduti confederati (Ode to the confederate dead, 1926), costituisce il manifesto poetico di quell’ideologia aristocratica e antimodernista che vanta anche la grande e solitaria figura di W. Faulkner.