(Padova 1677-1749) letterato italiano. Abbandonata la carriera ecclesiastica, si dedicò agli studi filosofici e scientifici. Durante i suoi viaggi in Europa conobbe Malebranche e Newton e fu in corrispondenza con Leibniz. Tradusse autori classici e moderni; scrisse inoltre quattro tragedie di argomento romano (Giulio Cesare, 1726; Giunio Bruto, 1743; Marco Bruto, 1744; Druso, 1748), badando soprattutto alla verosimiglianza storica e alla psicologia dei personaggi. Notevoli i suoi scritti di estetica (Trattato sull’imitazione, Trattato de’ fantasmi poetici ecc., raccolti in Prose e poesie, 1739-56), in cui individua l’essenza universale della poesia nel «tipico» e nel «caratteristico», che l’artista astrae dall’oggetto esistente in natura mediante l’immaginazione.