Corrado Alvaro è stato uno scrittore italiano. Combatté nella prima guerra mondiale, e da quella amara esperienza nacquero le sue Poesie grigioverdi (1917). Collaborò al «Mondo» di G. Amendola e tra il 1930 e il 1935 viaggiò all’estero come inviato speciale di grandi quotidiani. Nel ’46-47 diresse il quotidiano «Risorgimento» e fece le sue prime esperienze narrative con i suggestivi racconti de L’amata alla finestra (1929), ispirati alla sua terra d’origine e ai suoi antichi miti; ma rivelò una maggiore originalità di temi e di linguaggio con Gente in Aspromonte (1930), in cui la rappresentazione realistica della vita calabrese si fonde con la rievocazione sentimentale di un mondo popolare arcaico e magico. La tecnica narrativa, capace di unire coralità e sottigliezza di analisi, mostra di far tesoro delle più avanzate esperienze della cultura europea. Dopo L’uomo è forte (1938), romanzo dell’angoscia collettiva dai toni allegorico-politici, e i racconti di Incontri d’amore (1940), la tematica regionale si arricchisce di più pungenti implicazioni sociali e psicologiche, come nella trilogia di romanzi L’età breve (1946), Mastrangelina (1960) e Tutto è accaduto (1961), che narra le esperienze di un giovane calabrese inurbato. Scrisse anche opere di carattere saggistico e diaristico (Itinerario italiano, 1933; Quasi una vita. Giornate di uno scrittore, 1951, premio Strega; Il nostro tempo e la speranza, 1952) e un romanzo rimasto incompleto, Belmoro (1957), in cui tentò il genere fantastico-grottesco, ricorrendo alla forza del paradosso per denunciare le costrizioni e le degenerazioni della società dei consumi. Nel testo teatrale Lunga notte di Medea (1949) propose una rilettura critica della mitologia classica.