(Indian Creek, Texas, 1890 - Silverspring, Maryland, 1980) scrittrice statunitense. Fu giornalista a Denver, visse nel Messico della rivoluzione, poi nella Parigi degli «espatriati» e in Germania. Nei racconti e nei romanzi brevi delle sue tre raccolte, Il pesco di Giuda (Flowering Judas, 1930), Bianco cavallo, bianco cavaliere (Pale horse, pale rider, 1939), La torre di Pisa (The leaning tower, 1944), i materiali della sua esperienza americana e cosmopolita acquistano forza oggettiva e trasparenza simbolica grazie all’uso sapiente di tecniche diverse, dalla narrazione impersonale al «flusso di coscienza», alla scrittura onirica. Fra i testi più formalmente compiuti sono le storie, presenti in tutte e tre le raccolte, del cosiddetto «ciclo» di Miranda, portatrice dell’ottica femminile, ironica e consapevole, dell’autrice: la P. vi analizza il rapporto tra il leggendario passato del Sud e il grigio oggi, e illumina di obliqui bagliori una società in decomposizione. Nell’ambizioso romanzo La nave dei folli (Ship of fools, 1962), al quale lavorò per vent’anni, la P. riprende dal poema allegorico di Sebastian Brant, Das Narrenschiff (1494), l’immagine della «nave di questo mondo in viaggio verso l’eternità» per storicizzarla: i nuovi «stolti», ciechi strumenti inconsapevoli dell’avvento del nazismo, sono i passeggeri del transatlantico «Vera», che nel 1931 rientra dal Messico in Germania. Poco apprezzato dalla critica per una certa macchinosità dell’impianto narrativo, quest’unico romanzo della P. è in realtà una satira aspra, e a volte potente, del clima psichico tra le due guerre.