(Trento 1793 - Trieste 1843) letterato italiano. Magistrato, fedelissimo al governo austriaco, istruì fra l’altro i processi a carico degli affiliati alla Giovine Italia. In letteratura fu un conservatore e un classicista; vanno ricordati soprattutto i suoi due discorsi Del romanzo in generale, ed anche dei «Promessi sposi» (1828), che con solidi argomenti condannano la mescolanza di realtà e finzione nel romanzo storico, anticipando, in parte, le conclusioni cui sarebbe giunto lo stesso Manzoni. Maggiori aperture mostrò nelle questioni linguistiche, come risulta dai suoi articoli contro i puristi, che furono poi raccolti da V. Monti nella Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca (1817).