"Regista e sceneggiatore statunitense. Studia ingegneria prima di partecipare alla seconda guerra mondiale. Al termine del conflitto comincia ad appassionarsi alla scrittura di racconti e sceneggiature, per poi tentare la carta della regia. Esordisce con The Delinquents (I delinquenti, 1955), ma è La storia di James Dean (1957) la prima opera a essere distribuita all'estero. Grazie all'aiuto di A. Hitchcock, dirige numerosi serial televisivi prima di dimostrare la sua maturità registica con Quel freddo giorno nel parco (1969) e soprattutto m.a.s.h. (1970, Palma d'oro a Cannes). Ambientato in piena guerra di Corea, il racconto della vita di un gruppo di chirurghi anarchici e indisciplinati raggiunge un immediato successo internazionale e diventa un manifesto della contestazione antimilitarista di quegli anni, fornendo in seguito lo spunto per una serie televisiva. Anche gli uccelli uccidono (1970) è un ripensamento critico sulla ribellione giovanile, mentre Images (1972) è un interessante esperimento visivo sulle forme del delirio. Con I compari (1971) e Il lungo addio (1973) A. decostruisce gli stereotipi del western e del noir, i più tradizionali generi cinematografici americani, per poi tratteggiare con Nashville (1975) una devastante metafora dell'America in cui la sopraffazione, il tradimento reciproco e la violenza sono gli unici valori possibili. A. chiude momentaneamente i conti con la storia degli Stati Uniti con Buffalo Bill e gli indiani (1976), amara riflessione sull'artificio dei miti fagocitati dallo show business. In seguito a una serie d'insuccessi commerciali culminati con Popeye - Braccio di Ferro (1980), A. è emarginato dagli studios di Hollywood ed è costretto a dirigere film a basso budget o per la televisione. Il rientro a Hollywood nel 1992 avviene con I protagonisti, spietata satira sui meccanismi disumani della produzione cinematografica. Nel 1993 dirige una delle sue opere più convincenti: America oggi. Tratto dai racconti di R. Carver, il film è molto vicino a Nashville nella struttura narrativa (più di venti protagonisti s'incrociano casualmente sulla scena) e nella disperata amarezza che pervade il complesso affresco di varia umanità. Sul finire degli anni '90 dirige alcuni film di valore diseguale, trovando nella leggerezza della commedia (La fortuna di Cookie, 1999; Il dottor T e le donne, 2000) i suoi spunti migliori. Ma nel 2001 è di nuovo grandissimo con Gosford Park, raffinata e graffiante riflessione sul rapporto fra servi e padroni ambientata in una tenuta nobiliare inglese degli anni '30. Dopo il meno interessante The Company (2003), omaggio alla compagnia di ballo Joffrey Ballet di Chicago, il suo congedo avviene con Radio America (2006), opera corale nostalgica e vibrante, dove, all'interno dello spazio festoso e malinconico di un teatro del Minnesota, tra personaggi reali e fittizi, angeli della morte e profeti del business, avviene l'ultima messa in onda del più longevo programma radiofonico live americano. Autore colto e sarcastico, di film in film A. ha passato al setaccio l'immaginario mitico dell'America contemporanea e l'ha scardinato. Senza salvare nulla: la guerra e lo spettacolo, il gioco e la famiglia, lo star system e la psicanalisi, Hollywood e gli stessi sogni dell'America middle-class sono stati fatti a pezzi dalle sue regie nervose e beffarde, dal suo sguardo acido e corrosivo. È senz'altro il più «indipendente» tra i registi americani dell'ultimo trentennio. (fm)"