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Anno edizione: 2020
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Anno edizione: 2023
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Candidato al Premio POP – Premio Opera Prima 2021 - Libro candidato da Fabio Geda al Premio Strega 2021
Una grande, nuova narrazione contemporanea che sa illuminare la nostra rabbia e la nostra solitudine, che lo fa attraverso una lingua precisa e scarna, uno sguardo maturo e senza paura. Un desiderio autentico di denudare la realtà per comprenderla e forse, domani, trasformarla.
«Il romanzo sorprendente di uno scrittore giovanissimo, eppure già maturo» – Teresa Ciabatti
«"Gli affamati" racconta una disperazione senza scampo: due vite implose dentro un Mezzogiorno ostaggio di una routine soffocante. La parabola di due fratelli che, vinti da un destino incapacitante, non trovano la forza di essere sé stessi. Leggere Mattia Insolia significa guardare il mondo col piede in fallo su un precipizio. Ma c'è una speranza in questo affresco nero: la scrittura colma di "pietas" di questo giovane autore che alla fine riscatta l'inferno che descrive e illumina una possibile via di salvezza» – Crocifisso Dentello
Antonio agognava un cambiamento, e quel lavoro sarebbe potuto essere un buon inizio, ma gli si rivoltava lo stomaco all'idea di abbandonare ciò che aveva. All'idea di abbandonare quei polmoni catramosi, quelle dita sporche di grasso e polvere, quegli occhi carichi delle oscenità a cui avevano dovuto assistere. In fondo non possedeva niente, neanche sé stesso, forse. Ma pur di tenerselo stretto, quel niente tanto rassicurante, avrebbe rinunciato a qualsiasi altra cosa.
Antonio e Paolo sono fratelli, diciannove e ventidue anni. Vivono soli da quando il padre è morto e la madre è andata via di casa. Insieme hanno costruito una quotidianità che, seppur precaria, parrebbe funzionare. Vivono alla giornata, tirano avanti in un presente che non concede di elaborare progetti futuri. E abitano in un paese minuscolo, una periferia immaginaria nel centro Sud che sembra quasi un confino, degradato e gretto. È un'estate torrida. Antonio cerca un lavoro, Paolo di tenersi stretto il proprio. L'esistenza dei due procede senza grandi avvenimenti, tra notti allucinate, feste con gli amici, giornate al mare e serate di sesso, alcol e droga. Finché poi, un giorno di quiete apparente, qualcosa si spezza, e vecchi scheletri saltano fuori dall'armadio, mostri del passato seppelliti in malo modo. La madre, fuggita anni prima dal marito violento, torna da loro, un amore quasi dimenticato bussa alla porta di uno dei due fratelli e crimini di cui non è mai stata scontata la pena si affacciano all'orizzonte dell'altro. E tutto dev'essere rimesso in discussione.
Proposto da Fabio Geda al Premio Strega 2021 con la seguente motivazione:
«Mattia Insolia ha venticinque anni e Gli affamati è il suo primo romanzo. Lo dico subito perché non si tratta solo di accogliere tra i dodici candidati al premio un romanzo potente, contraddistinto da una lingua efficace e da uno sguardo intenso, ma anche di tenere a battesimo un autore che è qui per restare. Cosa fa di prezioso, Insolia? Consegna al lettore le chiavi di una certa periferia urbana ed esistenziale. Lo invita ad abitare la giovinezza, la solitudine e la rabbia di Antonio e Paolo, i fratelli protagonisti, così da capire, o anche solo intuire, la giovinezza, la solitudine e la rabbia di una parte del Paese e del nostro presente. Non solo: Gli affamati è segnato da una onesta compassione. E il patire con Antonio e Paolo spinge a interrogarsi sui privilegi, sui luoghi cui apparteniamo, e ci esorta a immaginare una società capace di farsi villaggio. Per questo lo candido con gioia e convinzione al premio.»
Quest'oggi vi voglio consigliare "Gli affamati" un romanzo di Mattia Insolia, pubblicato da Ponte alle Grazie editore. Chi sono gli affamati del titolo? Sono due fratelli, Antonio e Paolo di 19 e 22 anni, orfani di padre e abbandonati dalla madre. Sono oramai da troppo tempo abituati a cavarsela da soli e a bastare a se stessi, vivono in una realtà che non ha nulla da offrire loro come prospettiva nella disillusione del loro presente, fino a quando dal passato non riemergeranno ombre e inquietudini pronti ad alterare una calma e un equilibrio che sono solo apparenti. È un romanzo crudo, intenso e destabilizzante che mi sento di consigliare a tutti i lettori che amano storie di provincia ed emozioni forti.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Due fratelli di periferia cresciuti in un paese che non ha niente da offrire a fare i conti con una vita che non ha niente da dare. Con rabbia l’ uno, con paura l’ altro. Confusi e spaventati, si muovono tra un passato fatto di traumi, un presente di eccessi, verso un futuro incerto. Una lettura che ferisce allo stomaco.
Il romanzo, che inizia dal prologo e in cui la parte centrale è un lungo flashback che racconta la storia dei due protagonisti concentrandola in due mesi della loro vita, non è diviso in capitoli ma in paragrafi che ne accentuano il ritmo serrato. Mattia Insolia si affida a un linguaggio crudo e duro per raccontare una realtà senza filtri e senza retorica che lascia l’amaro in bocca. E’ un romanziere che cesella, con accuratezza, ogni singola riga e restituisce al lettore sia un’impeccabile caratterizzazione dei personaggi, cogliendone le mille sfaccettature caratteriali, sia una nitida descrizione di scene di vita quotidiana. Con una prosa vivida, il giovane scrittore riesce così a proiettare il lettore in ogni scena, componendo il ritratto realistico e crudele di una provincia italiana che è al contempo confine fisico ed emozionale. Il romanzo, togliendo ai protagonisti sia la famiglia sia un luogo confortevole dove crescere, narra il percorso di formazione, quanto mai tragico, dei due protagonisti. A Camporotondo mancava tutto. Aria, luce, spazio vitale per la speranza che l’inatteso accadesse; un recinto per polli, un purgatorio terrestre. (…) il confino riservato ai dannati di natura. Paolo e Antonio, la cui vita quindi non contempla alcuna gioia, fanno tenerezza nel loro equilibrio precario, anche se Mattia Insolia non indugia mai nell’assolverli quando si rendono colpevoli di azioni atroci. La salvezza è in loro stessi, nonostante la vita non abbia alcun interesse: devono trovare la forza di uscire dalla rassegnazione che li immobilizza, facendogli credere che la loro sia una condizione irreversibile. “Eravamo malati di desiderio. Scintille nel buio, abbiamo illuminato la notte e siamo bruciati di incanti e meraviglie” (p.168).
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