(Soli, Cilicia, 315 ca - 240 ca a.C.) poeta greco. Studiò ad Atene, dove ebbe contatti con Zenone, il fondatore della dottrina stoica; conobbe i maggiori poeti del suo tempo e visse per lo più alla corte di Antigono Gonata, re di Macedonia, divenendone quasi il poeta ufficiale. Oltre a inni, elegie, epicedi e poesie brevi (intitolate Catalepton), A. scrisse anche di medicina e curò un’edizione critica dell’Odissea. Ma l’opera che lo rese illustre nell’antichità e fino al Cinquecento (e l’unica pervenuta) è il poemetto didascalico (di 1154 esametri) I fenomeni, che ci è giunto anche in latino nelle traduzioni di Varrone Atacino, Cicerone, Germanico, Avieno. A. versifica gli scritti del grande astronomo Eudosso di Cnido (sec. IV), ma riporta anche inesattezze scientifiche; dal punto di vista poetico I fenomeni sono solo un’elaborata esercitazione formale. Dell’opera possediamo anche il commento di Ipparco (sec. II a.C.).