(Noventa di Piave, Venezia, 1898 - Milano 1960) poeta e saggista italiano. Seguì gli studi universitari a Torino, dove fu in contatto con Piero Gobetti e altri scrittori. Studiò successivamente in Germania e dopo altri soggiorni all’estero si stabilì a Firenze, dove fondò e diresse insieme con Alberto Carocci «La Riforma letteraria» (1936-39), una rivista fortemente polemica contro la cultura italiana del tempo. Uomo di molteplici interessi e di altissimo ingegno, N. perseguì sul piano politico l’ideale di un cattolicesimo democratico, ispirato al pensiero di Gioberti e di filosofi contemporanei come Maritain. La parte più importante e più duratura della sua opera va cercata peraltro nelle poesie, che egli dettava in una «lingua veneziana» di sua invenzione e che si rifanno ai grandi temi e motivi della tradizione romantica, in netta e quasi polemica alternativa al decadentismo novecentesco. Quest’opera poetica (raccolta in Versi e poesie, 1956, premio Viareggio, e 1960, e nei postumi Versi e poesie di Emilio Sarpi, 1963) non può certamente essere considerata «dialettale»: piuttosto, in essa il dialetto è lo strumento ritenuto più efficace a esprimere valori ormai inattuali nella cultura moderna, derivati dall’intreccio, in funzione antiborghese, di spiritualità aristocratica e tradizioni della cultura popolare. L’opera in prosa comprende vari volumi, in gran parte pubblicati dopo la morte di N., tra cui si ricordano Nulla di nuovo (1960) e I calzoni di Beethoven (postumo, 1965). Un’edizione completa delle Opere è stata pubblicata tra il 1986 e il 1991.