(Colonia 1587 - Amsterdam 1679) poeta e drammaturgo olandese. Suo padre, un ricco commerciante anabattista di Anversa, fu costretto ad andare in esilio con la famiglia dalle persecuzioni religiose; dal 1596 V. visse ad Amsterdam, dove lavorò nel negozio di seterie paterno e frequentò le corporazioni di letterati dette «camere di retorica». Nel 1641 si convertì al cattolicesimo. V. scrisse moltissimo e si provò in vari generi letterari: i poemi celebrativi (Grol conquistata dal principe Federico Enrico d’Orange, 1627); le poesie satiriche (Arpione e Una lontra sul bastione, 1630, rivolte contro i calvinisti); le liriche d’ispirazione familiare (Corpicino, 1633, scritta in morte del figlioletto); le tragedie bibliche, oggi ancora rappresentate (Giuseppe in Dotan e Giuseppe in Egitto, 1640; Lucifero, 1654; Adamo in esilio, 1664); i drammi d’occasione storici e politici (Maria Stuarda, 1646; Gli abitanti di Leeuwendaal, 1647, in onore della imminente pace di Vestfalia); le traduzioni (da Sofocle, Euripide, Seneca, Virgilio e dal Tasso della Gerusalemme liberata); la trattatistica letteraria in prosa (Lo scudo del teatro, 1661); la poesia religiosa (il poema Magnificenza della chiesa, 1663).Uomo d’ordine, ostile in politica come in religione a ogni forma di intolleranza fanatica, in poesia V. fu per vocazione un classicista. Il suo teatro è una delle espressioni più intense e rappresentative del dramma umanistico barocco, e il suo linguaggio poetico raggiunge uno splendore verbale che va assai al di là dei limiti della sua poetica.