(Pesaro 1444-1504) umanista italiano. Ebbe incarichi diplomatici da Lorenzo il Magnifico, da Ercole I d’Este e da Giovanni Sforza, signore di Pesaro, che lo fece imprigionare e decapitare forse perché al corrente dei modi illeciti con cui aveva ottenuto la signoria. Amico di Poliziano e di Pico della Mirandola, legato al centro culturale fiorentino, compose 4 dialoghi latini (Apologi, 1511) d’ispirazione lucianesca e, sul loro modello, altri due in volgare; polemizzò con Niccolò Leoniceno nella Pliniana defensio (1492-93). Per Ercole I, suo mecenate, compose una versione dell’Anfitrione plautino (1487), la commedia Vita de Josep figliolo de Jacob (1504), sul modello delle sacre rappresentazioni, e un apprezzato e discusso Compendio de le istorie del regno di Napoli (iniziato nel 1498). Fra le sue rime petrarchesche spicca la Canzone alla morte, scritta in prigione (1488-89), che piacque a Leopardi per i suoi accenti di tristezza.