Il libro racconta la scoperta dell'Higgs partendo prima dalle teorie che hanno portato al Modello Standard, per poi spiegare come l'Higgs è stato rivelato. Nella prima parte vengono spiegate in modo dettagliato le varie ipotesi di vari fisici delle particelle nel tentativo di unificare tutte le forze presenti in natura (tranne la gravità) in un'unica equazione di campo, cercando di fare ordine tra il sempre maggior numero di particelle che venivano man mano rivelate. Alcune descrizioni sono un po' tecniche (si parla principalmente dell'algebra e dei gruppi di Lie e della rottura spontanea di simmetria), ma tutto sommato, la logica sottostante si riesce a comprendere abbastanza bene. Nella seconda parte viene descritto, invece, come i fisici sperimentali e gli ingegneri abbiano costruito, al CERN di Ginevra, l'ormai famosissimo LHC e come l'Europa abbia battuto il progetto americano (il Tevatron) nella corsa alla rivelazione dell'Higgs.
Il bosone di Higgs. L'invenzione e la scoperta della «particella di Dio»
Tra i tanti oggetti pervasivi ed elusivi che affollano la dimensione invisibile del mondo subatomico, il "bosone di Higgs" è stato il più pervasivo ed elusivo: quella particella era l'elemento cruciale che mancava a completare il puzzle del Modello Standard, perché conferiva massa a tutte le altre particelle elementari, un enigma rimasto altrimenti insoluto. Quando finalmente il 4 luglio 2012 il CERN ne ha annunciato la verifica sperimentale, la "particella di Dio" (come un fisico l'ha temerariamente denominata) ha attirato su di sé i riflettori dell'attenzione mediatica mondiale. Affrontando l'intera questione con un rigore che ne acuisce la densità intellettuale e la vertigine tecnologica, Jim Baggott segue due percorsi paralleli. Non solo, infatti, ne ricostruisce la genesi teorica, ma ripercorre tutte le stazioni di avvicinamento all'eclatante risultato di Ginevra: il legame tra i primi acceleratori degli anni Venti e le collisioni di particelle nei raggi cosmici; la messa a punto del ciclotrone da parte di Lawrence; il contributo di Van der Meer, il cui metodo di "raffreddamento stocastico" ha permesso al gruppo di Rubbia l'individuazione dei bosoni W e Z, decisivi per arrivare alla scoperta del bosone di Higgs; e le svolte successive del LEP (Large Electron-Positron Collider) e dell'ormai leggendario LHC (Large Hadron Collider), che con i suoi 1600 magneti superconduttori ha permesso di sviluppare energie senza precedenti. Prefazione di Steven Weinberg.
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Anno edizione:2013
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Marco Arcangeli 07 maggio 2016
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