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Anno edizione: 2021
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«Non si lotta solo nelle piazze, nelle strade, nelle officine, o con i discorsi, con gli scritti, con i versi: la lotta più dura è quella che si svolge nell'intimo delle coscienze, nelle suture più delicate dei sentimenti.»
Nel giugno del 1960, mentre è impegnato nel suo esordio alla regia con Accattone , Pier Paolo Pasolini inaugura una rubrica di corrispondenza con i lettori sul settimanale di politica e cultura «Vie nuove». Inizia così un vero e proprio dibattito epistolare che durerà, pur con diverse interruzioni, cinque anni: a scrivergli sono operai, studenti, disoccupati, soprattutto giovani e giovanissimi che «fanno della cultura non la loro specializzazione, ma il loro nutrimento». Pasolini si fa compagno di strada e confidente, supera la cronaca quotidiana per cercare di interpretare i grandi fenomeni storici in corso, e introduce nella discussione pubblica temi che diventeranno cruciali negli anni a venire: il ruolo della donna, le nuove e necessarie politiche scolastiche, il movimento progressista che si sta facendo largo nella Chiesa, l'ingannevole idea di uno sviluppo illimitato. Il risultato è un dialogo aperto, senza sconti, schietto e coinvolgente, che si legge ancora oggi come una delle più profonde e affascinanti rappresentazioni del nostro paese. Prefazione di Andrea Bajani.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Questo volume raccoglie gli scritti presenti nella rubrica di corrispondenza con i lettori pubblicata tra il 1960 e il 1965 sul settimanale Vie Nuove. Le lettere e le relative risposte si intervallano a degli scritti autonomi del poeta e affrontano i temi più disparati: letteratura, cinema (diversi sono gli accenni ai film girati da Pasolini nei primi anni Sessanta), politica, religione, fino alle questioni personali. La stessa platea dei lettori presenta sfaccettature sociali, culturali e politiche diverse, ed è fatta di persone che si rivolgono al poeta con tono reverenziale o confidenziale, che cercano una guida, un amico a cui chiedere consiglio oppure un interlocutore con cui polemizzare. Da questi dialoghi, che restituiscono uno spaccato dell’Italia del miracolo economico con tutte le sue contraddizioni, emerge un Pasolini che, nell’alternanza di stili e di umori che gli è tipica e che lo ha reso al contempo amato e odiato, accosta risposte compassionevoli a repliche sferzanti, e che, nonostante l’evidente difficoltà nel tenere insieme l’intellettuale e il personaggio scandaloso, dimostra di avere sempre, come scrive una lettrice, «occhi e cuore da intendere». Ma quello che davvero colpisce, a mio parere, sono i lettori; in particolare, i lettori più giovani, con la loro ansia di sapere, di capire, di farsi domande, e dotati di quella coscienza critica che oggi, in larga parte, si è persa.
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