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Ho comprato il libro senza conoscerne l'autore, solo perché l'offerta era irrinunciabile e un collega mi confermava trattarsi di un buon romanzo. Tuttavia non ne consiglierei la lettura, sebbene la scrittura sia molto scorrevole e lo stile senza dubbio di alto livello letterario. L'atmosfera però è pesante e la storia trasmette un senso di oppressione che crea malessere, forse come la realtà che la storia incarna. Diciamo che per me non è stata una lettura piacevole, ma alquanto inquietante.
Questo libro ci parla della solitudine e del’amore. L’amore malato, quello che non vuole il bene dell’altro, ma il controllo sull’altro. L’amore che si nutre solo della mancanza ed è incapace di interazione. In tutto il romanzo non c’è una coppia felice, le mamme sono anaffettive, depresse, malate, incapaci di prendersi cura dei figli, e poi è chiaro che vengono fuori mostri come il protagonista che distrugge tutto quello che gli capita a tiro, ma senza avere l’arroganza dei mafiosi, bensì con grandi macerazioni interiori. Mi è piaciuta la struttura della storia con continui salti in avanti e all’indietro, Interessante l’amore che il protagonista prova per il proprio paese che è, indovinate un po’, Israele, un posto non proprio tranquillo tranquillo, che lui ama perché è “polvere e disperazione”; Ricostruisce i primi insediamenti e le prime difficoltà di integrazione. Nello stesso tempo però prova riconoscenza per i gli arabi che gli hanno regalato gli unici momenti felici della sua infanzia e senso di colpa perché ha ucciso e combattuto contro di loro. Perché una fanciulla col fiocco di velluto perfettino fra i capelli si lascia manipolare da un siffatto essere, addirittura senza averlo mai visto? Mi rispondo da sola: L'amour est un oiseau rebel, il n'a jamais, jamais connu de loi
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