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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2021
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Una raccolta di articoli taglienti come solamente il giornalista sportivo Beppe Viola poteva e sapeva scrivere, articoli uniti ad un lessico del tutto personale e qui raccolti a dieci anni dalla sua scomparsa. Beppe Viola non era solamente un incredibile giornalista sportivo, ma un’insieme di sensazioni che partivano dalle osterie lungo i navigli, proseguendo fino allo stadio di San Siro e all’ippodromo confinante e omonimo, sempre con Milano sullo sfondo e una fauna di personaggi a popolare questi luoghi che da allora, fra i ’70 e i primissimi ’80, ha ‘svoltato’ la propria carriera, anche grazie allo stesso Viola; ecco alcuni nomi su tutti: Teo Teocoli, Massimo Boldi, Diego Abatantuono, ma anche Faletti, Felice Andreasi, Bruno Pizzul, che a Viola deve la sua professione di giornalista, per la quale rinunciò a una carriera come “campione di boccette”, per concludere con l’amico di via Lomellina, profonda periferia Milanese, Enzo Jannacci, già molto famoso ma che con Pepinoeu, come amava definirlo Brera, scrisse opere, canzoni e perfino sceneggiature di film. Viola era quindi prima di tutto un grande umorista, non solo sulla carta stampata, ma anche di persona, lungamente imprigionato fra le mura della Tv di stato, che gli dava si di che vivere ma che forse gli stava troppo stretta, relegandolo nel ruolo di semplice commentatore di gare sportive, che si trattasse del calcio da lui tanto amato, fino ai Giochi senza frontiere, per i quali coniò parole scomode anche nel corso di una diretta in prima serata. Uno scrittore scomparso prematuramente a soli 43 anni e che in questa manciata di scritti viene riesumato anche per mezzo di un mini dizionario a tergo che possa sintetizzarne la terminologia usata. Termini quali: rebonza, smorfire, clanda, sono tradotti per dare a chi non ne conosce il significato tutto quel mondo sommerso che lo stesso Viola amava definire come quel che lui per primo prediligeva ovvero “la strada”.
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