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In pieno stile O'Malley. Spiritoso, romantico, realista, malinconico, riflessivo. Rispecchia quelli che sono alcuni dei dilemmi adolescenziali. Quelle incertezze, quelle paure, quelle insicurezze che influenzano la vita dei ragazzi di oggi (amore, amicizie, famiglia). Una lettura a tratti leggera, a tratti profonda che cattura l'interesse con le mille domande che la protagonista continua a farsi durante tutto il suo viaggio, senza trovare sempre una risposta.
Nella colonna sonora de 'Il pianeta del tesoro' Max Pezzali cantava «io di risposte non ne ho mai avute e mai ne avrò, di domande ne ho quante ne vuoi» e qui è andato il pensiero durante la lettura del monologo finale di Raleigh, la protagonista di questa storia; la mia personale colonna sonora durante questa breve (ma intensa) lettura è stata scelta perché il verso "there' s hole in my soul I can't fill it" in fondo si accompagnava bene al tormento della giovane protagonista convinta di aver perso la sua anima. Tormento che in realtà, così come il pianeta del tesoro, racconta di quella era terribile e incerta che è l'adolescenza, di quella scoperta di sé è dubbio perenne e senso di incomprensione che rendono quell'età così "ARGH!"; poi certo molti dubbi restano anche via via che si cresce, si fanno nuovi errori da cui a volte si impara e si va verso la post-adolescenza e la fossa comune (cit.) e O'Malley li ha saputi raccontare benissimo con Scott Pilgrim e Seconds. Alla deriva rispetto alle altre opere di O'Malley ha un po' il sapore di potenziale inespresso: c'è l'idea, ci sono le capacità, c'è anche "poesia" ma ha un che di affrettato che alla fine lascia con un po' di insoddisfazione.
Uno dei fumetti più indegni, brutti e inutili che abbia mai letto. Forse uno dei più deludenti in assoluto, 12 euro buttati letteralmente via. Se con 'Scott Pilgrim' O'Malley aveva fatto il botto colpendo nel segno con una storia (abbastanza) originale e comunque quasi sempre divertente, questa sua prima sortita nel mondo delle graphic novel (termine di per sè odioso che qui tocca la sua connotazione di più bassa lega) è un disastro totale: non c'è una storia, non ci sono personaggi, la trama è ridicola (la storia dell'anima e dei gatti è una cagata pazzesca, per dirla alla Fantozzi), i disegni sono al minimo sindacale, non ci si diverte per niente a leggere le avventure (???) di una insulsa teenager alle prese con i suoi "insormontabili" problemi di vita. Povera la protagonista e il suo "broken heart"... povero me che mi sono "broken" qualcos'altro leggendo queste 160 pagine che pure una ragazzina emo (se ancora ne esistono) troverebbe stomachevoli. Roba che al confronto le storie (soprattutto in musica) del nostro Toffolo sembrano "I dolori del giovane Werther". Probabilmente l'autore vuol rifarsi a un certo tipo di manga "rosa", ma anche solo provare a chiamare questa robaccia "shojo" è un insulto infangante alla cultura nipponica. Ah, e vogliamo chiamarlo romanzo "on the road"? Sì, nel senso che si può provare a mettere il volumetto in mezzo alla strada e a passarci sopra con la macchina. Una stellina è fin troppo! Io non vedo l'ora di sbarazzarmene, voi statene alla larga!
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