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Anno edizione: 2006
Anno edizione: 2011
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La più grande disfatta dell’esercito romano dopo Canne avvenne il 9 d.C., nella selva di Teutoburgo, allorchè tre legioni, sotto il comando di Publio Quintilio Varo, attirate in un tranello da Arminio, ufficiale delle truppe ausiliarie dello stesso Varo, furono letteralmente fatte a pezzi da una coalizione di tribù germaniche. Data la risonanza dell’evento, a parte i saggi storici, sono stati scritti anche diversi romanzi e fra questi uno dall’esperto Guido Cervo. Il centurione di Augusto è la storia di Calidio, ufficiale romano, presente alla battaglia nella selva e che riesce avventurosamente a scampare al massacro, ben consapevole tuttavia che a seguito della perdita dell’aquila, l’insegna simbolo della sua legione, risulterà agli occhi di tutti gravemente disonorato e subirà delle conseguenze pesanti, prima fra tutte la privazione dell’indennità che gli spetterebbe alla fine di quella ferma che dovrebbe avvenire a breve. La sua vicenda si intreccia con quelle di altri superstiti, non solo militari, ma anche civili e fra questi due donne, con una delle quali vige da tempo una reciproca simpatia che finirà con il diventare amore. Si tratta di un libro relativamente breve (223 pagine) in cui Cervo riesce a condensare molto, riuscendo anche a mantenere un ritmo piuttosto dinamico in un’atmosfera di terrore, dolore e morte. Una volta di più si appezza lo stile snello, ma non povero, e nemmeno più ci si stupisce per la splendida caratterizzazione dei personaggi, che prendono vita di fronte ai nostri occhi. La lettura, pertanto, è assai piacevole e consente di trascorrere alcune ore quasi vivendo le vicende dei diversi protagonisti, un pregio non da poco e non frequente.
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