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Anno edizione: 1984
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Molti conoscono Chéri prima di aver letto Chéri. Perché questo ragazzo «coi capelli dai riflessi blu come le penne dei merli» è passato direttamente dalle pagine del breve romanzo di Colette al cielo degli archetipi. Con la protervia della bellezza giovane, Chéri irrompe nella vita di Léa, donna leggera e sapiente, «cortigiana danarosa e buona figliola a cui la vita aveva risparmiato le catastrofi fascinose e i nobili dolori» – ma glieli aveva risparmiati per concentrarli tutti in una sola storia, che la colpisce quando ha l’età «in cui è lecito concedersi qualche piccolo piacere». Nel triangolo amoroso apparirà qui il rivale più temibile: il Tempo, nel suo ruolo di corruttore dei corpi. L’autunnale opulenza di Léa e l’acerbo smalto di Chéri vengono spiati, in ogni attimo, da un occhio a cui nulla sfugge. Così questa vicenda, scandita dalle scene di una magistrale commedia demi-mondaine, diventa la cronaca di una catastrofe, dove il sentimento è delicatamente avvolto nella fisiologia e brama di sprofondare «in quell’abisso da cui l’amore risale pallido, taciturno e pieno del rimpianto della morte».
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Cherì è un classico, è stupendo in qualsiasi momento. Mi è piaciuto molto lo stile, il modo in cui Colette ti traporta in questa società parigina senza pensieri. Poi il personaggio di Cherì è un’opera d’arte in sé. È bellissimo vedere il rapporto dei due amanti, delimitato da cos’ tanti ali e bassi. Tanti ostacoli da superare. I passi che Colette dedica alla descrizione della giovinezza, dell’amore sono i miei preferiti. Consigliatissimo per chi vuole fare un viaggio nel passato in una Parigi affascinante e ammaliante
Alla fine, la vecchiaia (50 anni!), la gelosia della giovinezza vengono a guastare tutto. Un racconto soave, di garbo, profumato di paulonie, di tulipani, di giacinti e di citisi, del verde aroma dei praticelli tosati... e sono già cinque colori pastello che descrivono l'atmosfera. Vien voglia di andare subito in Avenue de Wagram: "Ah! E' la felicita?... non lo sapevo...". Io sì, adesso lo so. (voto 8,5/10). P.S.: che peccato, trovare su Adelphi 3 banali errori di stampa (pp. 57, 138, 162)!
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