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Come stanno le cose. Il mio Lucrezio, la mia Venere - Piergiorgio Odifreddi - copertina
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Come stanno le cose. Il mio Lucrezio, la mia Venere
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Come stanno le cose. Il mio Lucrezio, la mia Venere - Piergiorgio Odifreddi - copertina
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Descrizione


Duemila anni fa un uomo guardò alla cultura del futuro, e ne anticipò una buona parte in un'opera visionaria e avveniristica: l'uomo era il poeta Lucrezio, l'opera il poema "De rerum natura". Tutte le grandi teorie scientifiche di oggi (l'atomismo fisico-chimico, il materialismo psicologico, l'evoluzionismo biologico) sono esposte e difese nei suoi canti. Tutte le grandi superstizioni umanistiche di ieri (la filosofia non epicurea, la letteratura non realistica, la religione non deista) sono criticate e attaccate nelle sue invettive. Il "De rerum natura" costituisce dunque, allo stesso tempo, un'opera di divulgazione scientifica e una testimonianza laica: esattamente le due chiavi di lettura del mondo alle quali ha legato il suo nome anche il "matematico impertinente" Piergiorgio Odifreddi. Ma allora chi meglio di lui potrebbe condurre il lettore nei meandri del poema antico, e mostrare che la scienza moderna è in larga misura una serie di postille a Lucrezio? "Come stanno le cose" affianca a una nuova traduzione in prosa del capolavoro di Lucrezio un commento illustrato di Odifreddi che ne mostra le connessioni ideali o fattuali con l'intera cultura, umanistica e scientifica. Si scopre così che le parole di un letterato classico e i pensieri degli scienziati contemporanei convergono nell'offrire una grandiosa visione del mondo.
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Dettagli

2014
Tascabile
10 settembre 2014
311 p., ill. , Brossura
9788817077026

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 4/5

buono, interessante.

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Pier Claudio Antonini
Recensioni: 5/5

Per chi ama tanto i classici quanto la scienza, almeno nei loro aspetti comprensibili anche ai profani, questo libro offre un confronto piacevole tra Lucrezio (poeta - filosofo - scienziato) e svariate conquiste scientifiche moderne, o riflessioni filosofico-letterarie. Ottima la presentazione grafica che, con l'aiuto di colori, immagini, fotografie, accosta Lucrezio e i moderni affiancando le pagine e di conseguenza rendendo agevole il confronto. L'autore evidenzia bene come il pregio di Lucrezio non stia nelle singole affermazioni, a volte non più sostenibili scientificamente, ma nell'impianto complessivo dell'opera, tuttora valido anche se spesso colpevolmente ignorato.

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Recensioni: 5/5

La traduzione in prosa compiuta da Odifreddi del De rerum natura di Lucrezio Caro è un ipertesto, una grande lezione interdisciplinare sulla conoscenza, la descrizione di un metodo per imparare ad apprendere, un modello esemplare di didattica. La tomba d’ogni divorzio tra le due culture, la dimostrazione che le grandi ipotesi della scienza sono doni che giungono dalla mano sinistra. Aver scelto Lucrezio e il suo De rerum natura è la prova provata che lo scienziato e il poeta non vivono agli antipodi. Odifreddi scrive di scienza a tutto tondo, di vuoto, di pieno e di atomi con rimandi ai grandi, ai minori, ai misconosciuti. Dagli esametri del poema latino di Lucrezio la lingua morta sui banchi di scuola rinverdisce nel terriloquio, nelle “parole baule” o “parole cerniera” di Lewis Carroll, fino al manifesto Punto, linea, superficie di Vasilij Kandinskij. E poi lo “spaventevole infinito” in La gaia scienza di Friedrich Nietzsche, fino alla metafora dell’esistenza nella storia della cultura occidentale del Naufragio con spettatore di Hans Blumenberg del 1979. Odifreddi ci svela che i telai per la tessitura di cui parla nei suoi versi Lucrezio, altro non sono che gli antesignani sia della robotica che dell’informatica. La tessitura come alta tecnologia da cui parte la meccanizzazione del lavoro e la Rivoluzione industriale. Lo dobbiamo a un certo Jacque Vaucanson che nella prima metà del diciottesimo secolo si dilettava a costruire automi realistici, tra cui una famosa “anatra digerente” che mangiava, beveva e defecava. Il Lucrezio di Odifreddi non è l’autore delle sofferte versioni dal latino all’italiano dei nostri lontani tempi di scuola, ma un umanista con radici ben piantate nella scienza del suo tempo e Come stanno le cose ci conduce a scoprire di quanta linfa e in quali direzioni quelle radici abbiano nutrito la grande narrazione del sapere umano attraverso il tempo. Che la cultura umanistica e quella scientifica fossero un tutt’uno inscindibile era chiaro agli antichi, il “sapiens” si muoveva tra i due ambiti con assoluta disinvoltura, altrettanto non possiamo dire di noi oggi, specie a proposito delle nostre scuole. Nel nostro mondo ancora delle due culture, ciò che manca è proprio questa capacità di transfert interiore dalla sinistra alla destra. Per questo ritengo il lavoro di Odifreddi un prezioso manuale di metodo come creatività, come liberazione, un manuale sul rapporto tra strategie didattiche e processi cognitivi, un manuale di apprendimento significativo che chiunque fa professione di scuola dovrebbe riporre nella propria cassetta degli attrezzi.

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Recensioni

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Piergiorgio Odifreddi

1950, Cuneo

Ha studiato matematica in Italia, negli Stati Uniti e in Unione Sovietica. Eminentestudioso di logica e matematica, è docente presso la Cornell University e l’Università di Torino. Collaboratore di «Repubblica», «L’Espresso», «Le Scienze» e «Psychologies», dirige per Longanesi la collana di divulgazione scientifica «La Lente di Galileo». Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche, tra le quali, come ospite fisso, a Crozza Italia su La7.Ha vinto nel 1998 il Premio Galileo dell’Unione Matematica Italiana, nel 2002 il Premio Peano della Mathesis e nel 2006 il Premio Italgas per la divulgazione. Polemista acuto e brillante, spazia con padronanza dalla critica religiosa alla divulgazione...

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