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Anno edizione: 2008
Anno edizione: 2013
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Romanzo breve che si legge tutto d’un fiato. Il protagonista Ethan Frome è un uomo caratterialmente debole incapace di prendere in mano le redini della sua vita. Con molte difficoltà porta avanti la fattoria ereditata dai genitori. Succube di una moglie inacidita e depressa, sposata solo per paura della solitudine, Ethan trascorre le sue giornate in modo apatico nel grigiore della quotidianità. L’arrivo alla fattoria di Mattie, cugina della moglie, porta una ventata d’aria fresca. Ethan si affeziona alla ragazza, ricambiato. Questo sentimento non passa inosservato alla moglie che subito escogita una soluzione immediata per punire entrambi. Messi alle strette, Ethan e Mattie cercano una via di fuga dalle loro responsabilità. Pur di non affrontare di petto la situazione, preferiscono una soluzione da “perdenti” che tra l’altro si rivela essere un fallimento totale. Il finale è grottesco. Seppur lontano dal capolavoro “L’età dell’innocenza”, questo piccolo romanzo ha qualcosa che lo accomuna. Ethan come Newland sono uomini deboli che preferiscono punirsi e vivere di rimpianti invece di seguire il cuore e affrontare le tempeste della vita. Entrambi preferiscono soffocare i loro sentimenti e arrendersi a una vita apatica pur di non ribellarsi al sistema. L’analisi dell’ambientazione è notevole, sembra quasi di toccare con mano i villaggi di montagna del New England, luoghi che hanno sempre esercitato su Edith Wharton un fascino misterioso. L’autrice ha infatti trascorso dieci anni nella regione montuosa dove si svolge il racconto. Non mi ha colpito in modo particolare, onestamente mi aspettavo qualcosa di più, ma vale la pena leggerlo se si è interessati a conoscere meglio Edith Wharton.
ho recuperato il libro dopo aver visto il film visto che mi era piaciuto tantissimo, e posso dire lo stesso dopo averlo letto. uno stile di scrittura asciutto e scarno, una storia che alla fine lascia il segno
Romanzo breve che si legge tutto d’un fiato. Il protagonista Ethan Frome è un uomo caratterialmente debole incapace di prendere in mano le redini della sua vita. Con molte difficoltà porta avanti la fattoria ereditata dai genitori. Succube di una moglie inacidita e depressa, sposata solo per paura della solitudine, Ethan trascorre le sue giornate in modo apatico nel grigiore della quotidianità. L’arrivo alla fattoria di Mattie, cugina della moglie, porta una ventata d’aria fresca. Ethan si affeziona alla ragazza, ricambiato. Questo sentimento non passa inosservato alla moglie che subito escogita una soluzione immediata per punire entrambi. Messi alle strette, Ethan e Mattie cercano una via di fuga dalle loro responsabilità. Pur di non affrontare di petto la situazione, preferiscono una soluzione da “perdenti” che tra l’altro si rivela essere un fallimento totale. Il finale è grottesco. Seppur lontano dal capolavoro “L’età dell’innocenza”, questo piccolo romanzo ha qualcosa che lo accomuna. Ethan come Newland sono uomini deboli che preferiscono punirsi e vivere di rimpianti invece di seguire il cuore e affrontare le tempeste della vita. Entrambi preferiscono soffocare i loro sentimenti e arrendersi a una vita apatica pur di non ribellarsi al sistema. L’analisi dell’ambientazione è notevole, sembra quasi di toccare con mano i villaggi di montagna del New England, luoghi che hanno sempre esercitato su Edith Wharton un fascino misterioso. L’autrice ha infatti trascorso dieci anni nella regione montuosa dove si svolge il racconto. Non mi ha colpito in modo particolare, onestamente mi aspettavo qualcosa di più, ma vale la pena leggerlo se si è interessati a conoscere meglio Edith Wharton.
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