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Anno edizione: 2014
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E' incredibile la semplicità con cui scorrono le pagine del libro, e la quantità di ricordi che affiorano. Il libro non è un romanzo, è non ha la pretesa di essere un simposio celebrativo di un epica impresa; piuttosto è un affresco schietto e verace di quell'annata calcistica da parte di chi l'ha vissuta da protagonista. La bellezza del libro stà proprio nella finestra aperta sul mondo della squadra del '76 sottolineando aspetti sportivi e non; soprattutto questi ultimi fanno risaltare la diversità del calcio di 30 anni fa con quello attuale. Il libro non tralascia nessun dettaglio di quell'annata, eventi,ricorrenze e abitudini dei calciatori, suddividendo la lettura in molti piccoli capitoli dedicati a persone, eventi, luoghi, o abitudini della squadra. Mi aspettavo un altro tipo di libro all'acquisto. Invece Pecci mi ha sorpreso, regalando una narrazione diversa, molto più interessante
Eraldo è un ragazzo che a venti anni gioca in serie A, uno dei centrocampisti più pazzi e promettenti del nostro campionato. Eraldo ha una fidanzata che l’aspetta al mare dopo la fine del campionato. Quando arriva in riviera per andarla a trovare scopre da un notiziario proveniente da una radio di essere stato ceduto a sorpresa al Torino di Gigi Radice; per la cronaca lo stesso giorno Eraldo scoprì che quella ragazza, la sua ragazza, era diventata anche la ragazza di un altro. ‘No se puede matar el toro’ è un vecchio adagio della tifoseria più sfortunata d’Italia; Eraldo Pecci lo riprende a modo suo e ci spiega cosa sia stata la stagione ‘75-76 per uno che l’ha vissuta dall’interno. Pecci, centrocampista fra i migliori del nostro campionato con una propensione alla battuta e all’’incontrismo’ passatecelo, incapace di correre ma di far correre la palla è ora capace di narrare le vicende di uno spogliatoio super affiatato, svelandoci ogni componente della stagione granata che portò il Torino a vincere lo scudetto numero sette fra riti, scaramanzie, scherzi, battute vissute come se quarant’anni non fossero mai passati; come se ancora si recasse al Filadelfia ad allenarsi assieme a Sala e Graziani, come se il suo sguardo su una città, che all’epoca era in piena ascesa economica grazie alla ‘Juventinissima’ FIAT, si stesse posando per la prima volta, accarezzando i monumenti di quella che ancora ricorda come una delle sue destinazioni preferite, anche ora che è impegnato fra libri e commenti calcistici e la Romagna è ritornata a essere la sua naturale dimora. Un libro quindi di ricordi narrati in prima persona, con l’ausilio di una prosa leggera, veloce, capace di farsi leggere tutta d’un fiato, anche da chi non è ‘granata da legare’, come direbbe però qualcun altro.
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