L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Per la prima volta, in un unico volume organico tutta la poesia di Ferruccio Benzoni.
«Da poco gli amanti sono dissolti
umidi e stanchi. È quasi l’alba.
Ah, io bevo e a mia madre so scippare
Dal suo fodero d’abete un po' di vita ancora
– miserabile calore».
Se si volesse tentare di redigere il catalogo della poesia del Novecento italiano, si tratterebbe d'un lavoro difficile, arduo, forse impossibile. Vale quindi il tentativo di aver tolto Ferruccio Benzoni dall'ombra nella quale poteva cadere. La sua poesia era ed è il passo notturno delle "musiche" di attesa e stupore, d'una arresa triste dolcezza che guarda e ascolta il quotidiano andarsene del giorno. La sua poesia si fa compagna nella discrezione, nell'etica della decenza, nell'umiltà severa che traccia la linea invisibile del lento pedalare verso casa. Così, in "Numi di un lessico figliale": "Nel verde dei suoi occhi aguzzi riarde un mio futuro di metrica e di vita. Di polvere e di metrica per l'esattezza con cui ho composto i miei vivi in marmo. Ma spiove intanto: i fiori che lei ama avranno tregua". Gli era caro il segreto silenzioso di un privilegio: quello del dolore che non dà tregua e riconcilia, quanto più è forte, con la vita, consegnandole la cifra indelebile di una adesione "appassionata". La sua poetica dice di sé quel che può essere compreso e trattenuto a lume di un senso lontano. Ogni volta è il bisogno di non lasciar al niente il miracolo della bianca pianura della pagina. Da "Fedi nuziali": "Solo adesso potrei dire che l'inverno rifonde tenendole per sé le memorie". (Francesco Scarabicchi). Introduzione di Massimo Raffaeli.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore