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Anno edizione: 2013
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Father and Son, Cat Stevens. Non è il momento di fare cambiamenti, rilassati e basta, prenditela comoda. Sei ancora giovane, questo è il tuo problema, c'è così tanto che devi sapere trovati una ragazza, sistemati, se vuoi, puoi sposarti. guarda me, sono vecchio, però sono felice Un tempo ero come tu sei ora, E so che non è facile, restare calmo quando trovi che qualcosa bolle in pentola ma prenditi il tuo tempo, pensa molto beh pensa a tutto quel che hai. domani tu sarai ancora qui, ma i tuoi sogni potrebbero non esserci Come posso provare a spiegargli? quando lo faccio lui si gira dall'altra parte è sempre stata la solita la solita vecchia storia. dal momento in cui potevo parlare mi è stato ordinato di ascoltare ora c'è una via, e io so che devo andare via io so che devo andare, Non è tempo per cambiamenti rilassati e basta, fai le cose con calma Sei ancora giovane, questo è il tuo problema, c'è così tanto che devi attraversare trovati una ragazza, sistemati, se vuoi, puoi sposarti. guarda me, sono vecchio, però sono felice Tutte le volte che ho pianto, tenendomi tutto ciò che sapevo dentro è difficile, ma è più difficile ignorare ciò se loro avessero ragione, io sarei d'accordo ma è loro che conoscono, non sono io ora c'è una via e io so che devo andare via io so che devo andare.
Lettera al padre è una lunga, tormentata lettera che il giovane Kafka scrive al genitore. Tutto ha inizio da una domanda: Perché hai paura di me? La risposta che segue è lunga e complessa. L'autore analizza minuziosamente il rapporto conflittuale col padre rievocando episodi dell'infanzia per poi arrivare all'età adulta; vengono così alla luce una serie di meccanismi disfunzionali che dominano la relazione tra padre e figlio. Le accuse principali rivolte al genitore sono l'educazione incoerente e troppo rigida e le scarse dimostrazioni d'affetto. Kafka vive un costante senso di inadeguatezza che lo confina all'ombra del padre. Il piccolo Franz cresce nella paura, ma soprattutto prova vergogna per quello che è e per quello che invece, sente di dover essere. Una lettera commovente e piena di verità, uno spaccato della vita di Kafka che non può lasciare indifferenti i lettori. Molto bella la copertina BUR!
La lettura di questo libricino è stata veloce, ma insensa e vissuta. Le lettere mi hanno sempre affascinato, perchè non hanno dietro una storia ramanzata o in alcuni punti, perfino inventata. Sono vere, cariche di sentimento vero e assoluto. Questa è stata una di quelle letture. Come in passato, Kafka, mi ha avvolto fra le sue parole, trasportandomi nella sua mente e nei suoi pensieri. Con una scrittura semplice e chiara, arriva dritto al punto e dialoga con suo padre, con il lettore e con se stesso. Pur essendo uno sfogo indirizzato all’uomo che gli ha procurato questa esigenza, Kafka, parla a se, sottolineando spesso, i suoi difetti e ribadendo più volte che quelle frasi non sono un insulto, ma una spiegazione. In tutti i modi, ha cercato di spiagare molti pensieri, senza entrarvi troppo in merito, ma abbastanza da chiarire le sue sensazioni, azioni e mai giustificandosi dietro ad un vittimismo, ma mettendo nero su bianco le ragioni delle proprie scelte. Un elogio, all’uomo che l’ha cresciuto ed un rimprovero a se stesso. Un insieme di pensieri di due persone messe sullo stesso piano, con i propri difetti e pregi ( se bene lui se ne riconosce ben pochi di questi ultimi). Oltre ad essere una lettura travolgente, mi ha aiutato a comprendere la fragilità umana, come una parola ed un’azione, possano essere percepiti in modo diverso da ogni uno di noi. E’ questo, a mio parere, ciò a cui punta Kafka. Non dobbiamo credere che quell’azione, che riteniamo giusta, venga capita in quel esatto modo in cui ci aspettiamo. Un elogio all’umanità direi. E’ una lettura da cui impregnarsi, da figli e da genitori.
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