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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2021
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Fred Vargas ci sa fare. Lo conferma anche in questo giallo che vira ferocemente sul noir. I personaggi hanno uno spessore tangibile ed affascinante a partire dal commissario Adamsberg, un uomo davvero degno di nota. Un carattere particolarissimo, un circuito mentale tutto suo e tutto da scoprire, che vive di intuizioni e di inafferrabili sensazioni che si nascondono dietro particolari all'apparenza insignificanti. Una lettura piacevolissima, ma allo stesso tempo intensa.
Adamsberg è un commissario un po’ strampalato che ha difficoltà a indagare. Ha un metodo d’indagine che non è un metodo. Non segue una linea deduttiva né si mette alla ricerca di una soluzione: attende che questa arrivi, e nel frattempo si perde nelle sue elucubrazioni. Pensa di non riuscire nella ricerca prima ancora di iniziarla rendendosi subito ai nostri occhi tutt’altro che infallibile. La sua risposta preferita è “non lo so”. Un uomo simile sa di avere un grosso limite, e di conseguenza cerca un alter ego che lo supporti e lo aiuti nelle indagini. Il prescelto è Danglard, un uomo molto fragile, dedito all’alcool ma dalla mente ordinata e con delle conoscenze quasi enciclopediche. Lo stile del commissario è semplice, così come quello del romanzo. E’ proprio questa semplicità che permette al lettore di seguire facilmente i personaggi lungo le strade parigine. La trama gialla è però a mio parere penalizzata dalla mancanza di personaggi e da una certa schematicità: vista la scarsità di possibili colpevoli, svelare il mistero non è poi così difficile. E' il primo libro della Vargas che leggo, ma devo dire che mi ha un po’ deluso. Forse questo non è il suo libro migliore. Il finale è inatteso ma banale ed abbastanza improbabile. Il commissario Adamsberg è tratteggiato approfonditamente con lunghe descrizioni piuttosto noiose. Buona invece l'idea dei cerchi azzurri e degli omicidi collegati.
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