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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2015
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Gli orologi del diavolo, scritto con il giornalista Federico Ruffo, che per primo ha raccontato la storia di Gianni in una sua inchiesta a Presadiretta, è l’odissea di un uomo usato come esca e poi abbandonato dallo Stato. Ma soprattutto è una vicenda incredibile, tesa ed emozionante come un thriller ma vera dalla prima all’ultima pagina.
Gennaio 2005. Gianfranco Franciosi, per tutti Gianni, ha venticinque anni e un talento innato come meccanico navale. A Bocca di Magra lo conoscono tutti, le sue giornate trascorrono tra casa, cantiere e il ristorante di famiglia dove passa per litigare con il padre. Un giorno riceve una strana visita: due clienti offrono un anticipo da cinquantamila euro in contanti per un gommone velocissimo, con doppio fondo ed equipaggiato con radar e GPS. Gianni si insospettisce, va alla polizia e accetta di aiutare gli investigatori a capirci di più. Sembra una cosa destinata a risolversi in fretta, invece Gianni scivola in un gioco più grande di lui e, con il passare dei mesi, diventa un agente infiltrato a tutti gli effetti. Inizia così la sua seconda vita: quattro anni di viaggi in Sudamerica per trasportare enormi quantità di cocaina, quattro anni di festini con i narcos e di riunioni di emergenza con la polizia, quattro anni di paura. Diventa fratello acquisito del boss spagnolo Aurelio e guadagna una collezione di Rolex (“uno per ogni affare che faremo insieme”) ma al tempo stesso perde tutto: l’amore della sua donna, la famiglia, il lavoro. Persino la libertà, quando finisce in carcere vicino a Marsiglia e ci resta quasi un anno perché bruciare la copertura vorrebbe dire condannarsi a morte. Quando finalmente la polizia conclude il più grande sequestro di droga mai avvenuto in Europa, Gianni è pronto a riprendersi la sua vita, ma Aurelio sfugge all’arresto e vuole vendetta. È l’inizio di un incubo che continua ancora oggi: Gianni deve rinunciare alla sua identità e sparire nel nulla.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Pazzesco. Pazzesco. Una storia vera che sta tra il thriller e l'incubo. Scritto molto bene, avvincente e angosciante questo libro porta il lettore dentro due avventure innestate l'una nell'altra. Mi sarei complimentato per la fantasia dell'autore, se non fosse che è una storia vera, e allora la fantasia diventa un incubo, un'angoscia che si è trasmessa con la lettura e che mi ha spinto a cercare su internet le interviste al protagonista e le vicende che sono seguite. Da leggere, da assaporare e da rifletterci sopra. Bello sotto tutti i punti di vista.
La storia di Giannino è incredibile: persona normale, abile nel suo lavoro, che per puro caso si trova come cliente dei narcotrafficanti. E fa la cosa giusta, o forse la cosa sbagliata, accetta di diventare un infiltrato per combattere i narcos. In mezzo a malavitosi aggressivi e forze dell'ordine sicuramente non sempre all'altezza della situazione, si trova a dover andare avanti, incurante della propria incolumità, a servire lo stato contro ogni logica. E poi quando invece è lui ad avere bisogno, lo Stato si rivela incapace di proteggerlo come si deve, più che per mancanza di mezzi che per incompetenza o mancanza di volontà delle persone che lo dovrebbero aiutare, che spesso infatti si rivelano di grande umanità. E' sicuramente da leggere, tiene col fiato sospeso più di qualunque romanzo, perché è vero e tremendamente amaro.
È come ricevere un pugno dritto nello stomaco; ci si rende conto che tutte le "macchiette" e le "caricature" di personaggi politici e delle varie istituzioni che solitamente gli scrittori cercano di tratteggiare nei loro racconti, sono reali, e sono nella nostra vita di tutti i giorni, dobbiamo solo sperare di non averci mai nulla a che fare. Perché questo libro non è un racconto, è la vita vera di persone vere, una persona che si è messa in gioco per fare quello che era giusto fare e che non solo è stata abbandonata da chi doveva proteggerla e che addirittura si prodiga per metterle i bastoni tra le ruote. Il libro non è bello o brutto, non è lento o veloce, riflessivo o d'azione; il libro è tutte queste cose insieme perché è la vita delle persone; il libro è da leggere, per rispetto verso coloro che hanno messo in gioco se stessi per il bene comune, per ricordarci cosa sono le istituzioni, e per Giannino, perché con quello che ha fatto, rischiato e che rischia tutt'ora, ha il diritto di poter lavorare per mantenere una famiglia.
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