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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2012
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Il palermitano Giorgio Vasta si è rivelato nel 2008, con il romanzo “Il tempo materiale”, incassando complimenti, recensioni entusiastiche e consensi in serie; è stato indicato come una delle più belle realtà del panorama nazionale e si è fatto notare anche nel mondo anglosassone (con tanto di traduzioni). Il prossimo romanzo di Vasta sarà pubblicato ancora da minimum fax, ma frattanto lo scrittore, che da tanti anni lavora a Torino, ha ceduto alla tentazione di pubblicare per una collana alla moda (Contromano dell'editore Laterza) un interessante volumetto, “Spaesamento”. In linea con la collana, la narrazione di Vasta è un ibrido di saggistica, autobiografia e fiction: un "compito" svolto più che diligentemente. La Palermo di Vasta che emerge da queste pagine è, a modo di vedere dell'autore, perfetta allegoria dell’Italia contemporanea («Un paese incerto», «Un paese a somma zero»). Vasta sottpone la città in cui è nato a "carotaggio": nell'arco temporale di tre giorni ne estrae - letterariamente parlando - alcuni “campioni”, li analizza, li studia, estendendone i risultati a una realtà più ampia; scruta e preleva pezzi di realtà palermitana, vivendo ore assolutamente normali, tra il mare di Mondello e il centro cittadino, in cui il senso di disorientamento e spaesamento la fanno da padrone: perché la città rappresenta gli indistinti confini tutti italiani tra privato e pubblico, illegale e legale. Tra sfiducia, rassegnazione e trauma l’autore registra frammenti e personaggi palermitani(spiccano ragazzini che chiedono un “pizzo” immaginario per permettere a chi lo vuole di bere da una fontanella). Si delineano luoghi e persone che sono perfetta allegoria della realtà nazionale odierna: un pezzo dell'Italia di Berlusconi, il premier il cui nome appare in una creazione di sabbia sulla spiaggia da parte di alcuni bambini o riecheggia in un discorso fra tre individui (ribattezzati Unghia, Pomo e Ardesia). Berlusconi, scrive Vasta è ormai una parola-totem, di più, «l’apriti sesamo all'italiana [...] la solidificazione di un sentimento nazionale, lo spettro materiale della nostra identità [...] una sintesi. [...] è il marchio di un prodotto: Berlusconi è il marchio, l’Italia il prodotto». Da intimo il percorso del libro diventa così politico. La lingua di Vasta è riconoscibile, sciolta, ma comunque attenta ai vocaboli ricercati e di una precisione chirurgica, come se stesse davvero effettuando un "carotaggio" fra le vie di Palermo.
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