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Così tanto da dire, in quel poco che dice la lingua di Herta Muller che è uno sguardo pieno dei terrori a cui è stato sottoposto. Uno sguardo da lontano, basso, laterale, uno sguardo-lingua che nelle risicate occasioni in cui guarda davanti a sé vede il mostruoso: degli sputi nel mascara, dei tumori nelle ascelle, delle maniglie negli alberi, degli assassini che portano per mano i propri figlioletti. Occorre un passaporto per andare in un posto lontano da ogni censura. In un sacco. In una finestra. In un fiume. In una cintura. In una foglia. In un armadio. In una foto. In un libro. Per espatriare in un posto che nessun potere potrà sorvegliare. Un posto dove le prugne verdi non avvelenano, perché il linguaggio ha deciso così.
Le prugne verdi sono amare ed indigeste, fanno male, si può morire per averle mangiate, le prugne verdi sono quel che non è semplice da capire, quel che non si può desiderare. Tutta l'opera di Herta Müller è difficile perché amarissima, amarissima perché racconta la verità di un regime di cui si vorrebbero capire le contraddizioni e le ingiustizie. In questo libro la storia non passa,è lì come un sasso, non c'è racconto o trama, ci sono lampi di luce, fotografie sfocate, il senso tangibile della disperazione. Leggere questo libro cambia profondamente la percezione della vita propria e altrui.
Ho letto le prime 70 pagine, poi mi sono fermato, perché per comprendere ciò che vuol dire la Muller occorre un interprete della sua mente. Ho letto tanti altri libri prima di riprenderlo in mano. Mi sono convinto a farlo dopo aver letto "L'altalena del respiro" scritto dalla stessa autrice. Lo stile è simile, ma è più prosa che poesia criptica, quindi è più comprensibile e consente di familiarizzare con il pensiero dell'autrice. A tutti coloro che hanno incontrato - come me - difficoltà nella lettura, suggerisco di fare uno sforzo perché un poco alla volta si riesce a capire ciò che vuol dire l'autrice, ad apprezzare la storia ed a vivere le sensazioni dei protagonisti con un crescendo di emozioni, purtroppo tristi (la dittatura, i suicidi, gli espatri, ...).
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