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Anno edizione: 2020
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Il titolo del presente saggio "Intrecci", pubblicato nel 2020 da Deborah de Rosa, richiama l’ultima opera incompiuta di Maurice Merleau-Ponty, che tratta della relazione tra soggettività e visibilità. Il tema della presente ricerca è il confronto tra il filosofo Merleau-Ponty e lo psicanalista Jaques Lacan, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra soggettività e alterità (il dehor) in relazione alla fase dello specchio, ovvero a quel fenomeno-soglia grazie a cui si intreccia il rapporto tra il sé e l’altro, tra il conscio e l’inconscio e, in questo senso, tra il mondo e la verità. Quelle che vengono intrecciate sono innanzitutto due soggettività differenti, emblematiche di due polarità che si trovano riunificate nell'attenzione al negativo. Da un lato il filosofo si è dedicato al superamento della concezione del 'nulla come niente', a favore di una continuità che desse ragione della sua concepibilità; di contro la prassi psicanalitica fa i conti con una mancanza attiva, che motiva le idiosincrasie soggettive. Guardando al lato positivo, per la coscienza la soglia del nulla è simultanea a ciò che si mostra: ripresa di un oblio che tuttavia è presente nel corpo come memoria. Su queste basi verrebbe da pensare che la mancanza dell’Oggetto psicanalitico sia presente in Merleau-Ponty come il continuo mutare dell’imminenza di senso che scaturisce dall’oggetto: una posizione che non pecca di razionalismo, come sembrerebbe suggerire il presente saggio. Va infine riconosciuto che l’autrice offra gli strumenti necessari a seguire l’intreccio di due discipline così complesse e profondamente attuali: sono questi infatti i saperi che si fanno carico della domanda che istituisce la soggettività. Per questo motivo se ne potrebbe consigliare la lettura a chiunque fosse interessato. Per la recensione completa: https://www.academia.edu/105247985/Recensione_a_Intrecci_Fenomenologia_e_psicoanalisi_tra_Lacan_e_Merleau_Ponty_di_Deborah_De_Rosa?source=swp_share
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