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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2016
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Bel romanzo. Personalmente l'ho trovato poco scorrevole (forse perchè l'ho letto in lingua originale) specialmente la prima parte che è ricca di descrizioni di luoghi e di ciò che il protagonista si trova ad affrontare 'sulla strada'. Sicuramente questo testo fa crescere nel lettore la voglia di viaggiare e di vivere la vita (finchè si è giovani) e permette di conoscere la vita degli americani degli anni '50. Sono anche consapevole del fatto che quella che ci troviamo davanti leggendo 'Sulla Strada' è un'autobiografia di Jack Kerouac che ha narrato le vicende di quello che possiamo considerare il suo alter ego Sal Paradise, e che quindi gli eventi descritti sono quelli che l'autore ha vissuto in prima persona. Nonostante ciò ho trovato il romanzo difficile da finire e a tratti noioso anche se mi ha fatto riflettere molto su alcuni aspetti della vita.
Incuriosito dalla fama e dall'alone di leggenda che circonda questo libro, ho comprato il "testo sacro" di Kerouac. Premetto che un libro, costi quel costi, lo leggo sempre tutto, dalla prima all'ultima pagina, comprese prefazioni e postfazioni, ma qui l'impresa è stata veramente ardua. Noioso, ripetitivo, frenetico, prolisso, deprimente, insomma, risulterò impopolare, ma è il peggior libro che mi sia capitato di leggere. Mi rimane misterioso come possa essere giudicato uno dei più bei libri mai scritti.
Questo romanzo è avvolto da un alone di leggenda e di epicità che lo hanno reso un cult per intere generazioni, divenendo il manifesto di quella che verrà chiamata Beat Geration. Scritto nel 1951 ma pubblicato solo nel 1957 dopo una lunga vicenda editoriale, questo romanzo autobiografico narra le vicende di un aspirante scrittore, Sal Paradise (protagonista e narratore), studente alla Columbia University, e del suo gruppo di amici (che nel mondo reale formeranno il gruppo della beat generation. I personaggi sono realmente esistiti ma, per motivi legali, sono stati cambiati i nomi). L’arrivo in città di Dean Moriarty stravolge la vita del giovane Sal che, condizionato e ammirato dalla natura iperattiva del nuovo arrivato, decide di mettersi in viaggio da New York verso la California per raggiungere il suo gruppo di amici. Da quel momento in poi il viaggio diventa il leitmotiv del romanzo, ma è il senso metaforico del viaggio il vero oggetto dell’opera: l’iniziale spinta euforica verso nuove destinazioni alla ricerca della felicità e della libertà si scontra quasi subito con la realtà, con le difficoltà da affrontare durante il viaggio e dalla depressione che si sperimenta con la permanenza nel luogo di arrivo, ed è questa depressione che spinge il protagonista a rimettersi in viaggio ogni volta, e – leggendo – provi anche tu lo stesso sconforto, senti la stessa spinta, quell'inquietudine nel rimanere fermo. È anche metafora del desiderio di rimandare il più possibile l’entrata nel mondo degli adulti e delle responsabilità, la folle ricerca di una libertà che in realtà è solo un’illusione. Lo stile è eterogeneo, si va da una narrazione classica in prima persona al flusso di coscienza, nonostante la mole (comunque non proibitiva) si legge agevolmente, consiglio di leggerlo tutto d’un fiato e non spezzare il ritmo, è un romanzo ricco di eventi, di luoghi e di personaggi e perdersi all’interno di questo groviglio è un attimo. È un libro entusiasmante, non lasciatevi ingannare dalla sua fama e dai suoi critici che lo vorrebbero rinchiudere entro quella categoria di libri per adolescenti o adulti che non vogliono crescere (come fu definito Kerouac ormai 37enne), non è un romanzo emotivamente semplice, ti lascia addosso sconforto e, una volta terminata la lettura, ti sembra di essere invecchiato di colpo. Ma ne vale la pena, ti fa riflettere sulla giovinezza e il tempo ormai perduto (non è un caso che uno dei punti di riferimento dell’autore fosse Proust), sull’amicizia e sull’amore. Se non lo avete ancora letto, fatelo ora. Ottima traduzione.
Recensioni
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