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Anno edizione: 2020
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Il titolo di questo pamphlet è significativo del pensiero critico del filosofo saggista francese Baudrillard: l’arte contemporanea non è più espressione di novità, di genialità, di ironia, al contrario essa è divenuta il metalinguaggio della banalità. In questo consiste il “complotto” dell’arte: la maggior parte dell’arte contemporanea si dedica ad appropriarsi della banalità, degli scarti, della mediocrità eleggendoli a valore e a ideologia. L’arte è affermazione di nullità, di più: essa mira alla nullità essendo già nulla, mira al nonsenso essendo già insignificante, aspira alla superficialità in termini superficiali. In un mondo votato all’indifferenza, l’arte non può che enfatizzare questa indifferenza. Si direbbe che Baudrillard non salvi nulla: l’arte è un bluff che costringe a dare importanza e credito a questa nullità e specula sul senso di colpa di quanti non capiscono niente, o non hanno capito che non c’era niente da capire. Si è perso ogni approccio di originalità, e l’arte contemporanea non fa che scimmiottare il passato. Ne è la prova la parabola di Andy Warhol: quando, negli anni sessanta, l’artista pop dipinge le sue Campbell’s Soups, con un colpo solo l’oggetto-merce, il segno-merce, viene ironicamente sacralizzato; Warhol affronta il concetto di originalità in modo originale. Ma quando, nel 1986, egli dipinge le Soup Boxes, non c’è più il lampo di genio bensì lo stereotipo. Ad ogni modo agli occhi di Baudrillard Warhol rimane l’ultimo grande “simulatore”, con in più una gran classe: dopo di lui, gli altri hanno “simulato”.
"Il complotto dell'arte", suscitando reazioni violente e un aspro dibattito, è uno spietato atto di accusa contro l'arte contemporanea, e un testo capitale, attualissimo nel dibattito, aspro oggi come allora, tra i suoi fautori e i suoi detrattori. "L'essenza dell'arte contemporanea", scrive Baudrillard, "sta in questo: rivendicare la nullità, l'insignificanza, il nonsenso, mirare alla nullità essendo già nulla. L'arte contemporanea si avvale dell'impossibilità di un giudizio estetico fondato, e specula sul senso di colpa di quanti non capiscono niente di ciò che essa produce, e non hanno capito che non c'era niente da capire."
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