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I Gonzaga. Storia e segreti - Kate Simon - copertina
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Descrizione


I Gonzaga furono una delle più potenti famiglie del Rinascimento. Presso la loro corte, a Mantova, vissero artisti, scrittori, uomini di cultura tra i maggiori della loro epoca. Sposarono i loro figli ai rampolli delle famiglie regnanti e vissero pienamente il loro tempo, fatto di slendore e di intrighi, d'arte e lussuria, di raffinatezza e corruzione. Sotto i Gonzaga, Mantova divenne una delle più importanti città dell'Europa di allora. Lì lavorarono Leon Battista Alberti, Andrea Mantegna, Ariosto, Machiavelli, Giulio Romano, Rubens, per citare solo alcuni tra i nomi più noti. Questo libro fa compiere al lettore un tuffo in un mondo straordinario, tra papi intriganti, valorosi capitani di ventura, donne spregiudicate e affascinanti.
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Dettagli

2001
364 p., ill.
9788882895730

Valutazioni e recensioni

Renzo Montagnoli
Recensioni: 5/5

A essere sincero, quando ne ho iniziato la lettura affrontando il primo capitolo interlocutorio e, soprattutto, quando mi sono imbattuto nell’Interludio intestato La peste ho perso la voglia di proseguire, perché, francamente, come incipit non è assolutamente invitante; poi, mi sono imposto di andare avanti e la mia decisione si è rivelata giusta, perché l’opera è di pregevole fattura. Non era certo facile narrare dell’ascesa, delle glorie e poi della decadenza del casato dei Gonzaga perché si trattava di avere a che fare con quattro secoli di storia e soprattutto con quel periodo così fecondo per tutte le arti e che è rappresentato dal Rinascimento. Kate Simon si è dimostrata consapevole di queste difficoltà, ma, anziché limitarsi a un puro e semplice, per quanto valido saggio storico sui Gonzaga, ha inteso andar oltre, riuscendo nell’intento benissimo, e proponendo al lettore, attraverso le vicende dei Signori di Mantova, un quadro ampio e affascinante del Rinascimento. Riesce a far questo senza perdere di vista l’argomento principale, anzi il lettore, attratto dalle trame ordite dai Gonzaga, dalle loro alterne fortune e dallo splendore che seppero dare a una piccola corte, finirà con il ritrarre un vero piacere nell’essere edotto di un periodo storico, sovente mitizzato, ma qui presentato nella sua nuda realtà costituita da splendore e miseria, da trionfo delle arti e onnipresenti intrighi, da uomini encomiabili e da altri esecrabili. Non sono facile alle lodi sperticate, ma in questo caso, visto l’ambizioso fine e la non comune difficoltà per raggiungerlo, difficoltà abilmente superata, posso dire in tutta consapevolezza che questo saggio relativo proprio al periodo rinascimentale è uno dei migliori che ho letto. Fra l’altro, pur mostrando una certa simpatia per questa famiglia di agricoltori, che, grazie alle fortune accumulate con i frutti della terra, seppe assurgere al rango di nobiltà, facendo diventare la piccola corte di Mantova un punto di preciso riferimento in tutta l’Europa, l’autore non fa sconti, disegnando ritratti a volte impietosi di questi Signori, ben evidenziando i loro pregi e i loro difetti, smitizzando alcuni di essi e ricollocandoli nella corretta posizione di persone magari capaci e influenti, ma certamente non prive di vizi, vizi che in tutte le epoche e forse anche di più nel Rinascimento sono propri del genere umano. Ciò che più colpisce, però, è l’inserimento nella narrazione cronologica delle vite dei Gonzaga di parti chiamate Interludi e che potrebbero far pensare, di primo acchito, come è appunto capitato a me, a delle inopportune digressioni. E invece si rivelano interessanti e indispensabili per comprendere come la storia di una famiglia non possa prescindere dal contesto vigente pro tempore dei grandi fatti e delle arti. Senza citarli tutti, per ovvie ragioni di spazio, segnalo quello dedicato a un grande pedagogo quale fu Vittorino da Feltre, un altro che parla di due autentici virtuosi dell’arte, quali furono per la pittura Andrea Mantegna e per l’architettura Leon Battista Alberti, nonché quello con cui viene dato, per sommi, ma esaurienti capi, un sunto di opere ancor oggi di estremo interesse quali furono Il cortegiano di Baldassarre Castiglione e Il Principe di Nicolò Machiavelli; non posso inoltre dimenticare l’excursus dedicato al teatro e alla musica, che completa nel migliore dei modi un affresco di grande bellezza. Il libro si conclude, mestamente, con la fine della grande casata, con tutte le opere di grande valore, acquistate nei secoli dai Gonzaga, che lasciano il Palazzo Ducale, disperse nel mondo, per l’ignavia e la scelleratezza degli ultimi discendenti. La luce non si spegne di colpo, ma gradualmente e rimarrà spenta per il periodo di dominazione austriaca, francese, di nuovo austriaca e del nuovo stato italiano, per poi tornare a rifulgere a partire dal dopoguerra, accelerando la vocazione turistica della città di Mantova a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso. Mantova, senza i Gonzaga, sarebbe rimasto un umile borgo agricolo ed è perciò che dobbiamo essere riconoscenti a questa dinastia, che proietta il concetto del bello rinascimentale ai giorni nostri. Da leggere, senza alcun dubbio.

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