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Anno edizione: 2023
Anno edizione: 2022
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Se in tempo di pace e di prosperità chiediamo a Omero di insegnarci la vita, a ogni rivolgimento della Storia dovremmo deporre Iliade e Odissea e affrettarci a riprendere in mano l'Eneide. Andrea Marcolongo ci fa scoprire l'essenza vera di Enea. L'eroe che cerca un nuovo inizio con in mano il bene più prezioso: la capacità di resistere e di sapere. Una lezione attualissima.
Vi siete mai chiesti perché, pur avendo dovuto tutti leggere l'Eneide a scuola, fatichiamo a ricordare qualcosa che non sia la fuga da Troia o la grande storia d'amore tragico con Didone? Perché abbiamo così facilmente dimenticato gli epici racconti sulle mitiche origini di Roma e del suo impero? Forse perché i versi del poema di Virgilio non sono adatti ai momenti in cui le cose filano lisce e allora si va in cerca di avventura nella letteratura. Il canto di Enea è destinato al momento in cui si sperimenta l'urgenza di raccapezzarsi in un dopo che stordisce per quanto è diverso dal prima in cui si è sempre vissuto. Enea è l'eroe che vaga nel mondo portandosi sulle spalle anziani e bambini. È colui che viaggia su una nave senza nocchiero alla ricerca di un nuovo inizio, di una terra promessa in cui ricominciare. È l'uomo sconfitto, colui che non ha più niente tranne la capacità di resistere e di sperare. Un personaggio quanto mai attuale.
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Bellissimo libro che con finezza e acume - a tratti anche con una godibilissima ironia - ci fa riscoprire l'Eneide e il suo autore, disincrostando entrambi da una serie di pregiudizi che nei secoli si sono accumulati su entrambi
Per una defascistizzazione dell’Eneide. Per spazzare via l’ignoranza che ha offuscato la poesia, piegandola al proprio comodo, con disonestà. Per riscoprire il valore insostituibile e a lungo taciuto del dubbio intellettuale, le inquietudini e le esitazioni dolorose di Virgilio, il sincretismo culturale e la contaminazione umana (che vide, comunque, i rozzi italici perdere la battaglia) che portò al nuovo popolo - rigorosamente ibrido - dei Romani. Altro che lacrimae rerum... Se fossimo un popolo diverso (oggi, non negli anni ‘20) non ci sarebbe bisogno di queste illuminanti parole scritte da Andrea Marcolongo nella sua Lezione di Enea.
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