Una delle opere cui Cesare Augusto ha dedicato più tempo, durante la sua vita, è stata la presentazione, auto giustificatoria, del proprio operato con cui ha cercato di gettare sugli avversari le colpe della crisi delle istituzioni romane e della guerra civile, combattuta dopo l’uccisione di Giulio Cesare, presentandosi come il vero custode e garante delle tradizioni e delle libertà romane. Una delle opere principali studiate allo scopo da Augusto era costituita dai “Commentari”, testo composto a partire dal 25 a.C. e limato fin quasi alla morte. L'originale non ci è pervenuto ma Canfora, con argomenti convincenti, illustra nel libro in questione come, almeno parte del contenuto dell’opera augustea, possa essere ricavato dai libri dedicati alle Guerre Civili compresi nella “Storia Romana” di Appiano. Molto interessante è la ricostruzione dell’utilizzo da parte di Appiano di una fonte “repubblicana” ed il modo in cui queste fonti di origine ed "ideologia" diversa "dialogano" nell'opera di Appiano.
Augusto figlio di Dio
"Questo ragazzo deve tutto al suo nome" diceva di lui Marco Antonio, che lo disprezzava, a torto sottovalutandolo. Però era vero, e Augusto ne era talmente consapevole da affrettarsi a promuovere, non appena gli fu possibile, la divinizzazione di Giulio Cesare, padre suo adottivo, come caposaldo del suo potere. Il capolavoro di Augusto è stato imporre l'immagine di sé come vero e coerente erede e continuatore dell'opera di Cesare, ormai divinizzato, mentre in realtà la trasformava, se non nel suo contrario, certo in altro. "Divus Iulius" e mummia di Lenin nel mausoleo sulla Piazza Rossa sono fenomeni che si richiamano l'un l'altro. Quella di Augusto è la tipica parabola del potere scaturito da una rivoluzione e approdato a una forma originale di restaurazione: ragion per cui, nel concilio degli dei immaginato dall'imperatore Giuliano, Augusto viene apostrofato come "camaleonte". Questo libro recupera, attraverso fonti greche solo parzialmente esplorate, pagine cruciali dell'"Autobiografia" di Augusto, abilmente apologetica, scritta nel 25 a.C, quando egli aveva ormai definitivamente consolidato il suo potere monocratico, pur nella raffinata finzione di aver restaurato la repubblica.
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Edizione:3
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Anno edizione:2016
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MICHELE GUERRA 10 marzo 2017
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