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Primo di parlare di questo libro, costituito da uno scambio epistolare, che si svolge in un periodo temporale che va dal 1991 al 2004, ritengo opportuno, ma meglio ancora necessario, fare un po’ di luce sugli estensori di queste lettere. Maria Teresa Santalucia Scibona, di cui è riportata in calce la biobibliografia, è una poetessa, dotata di non frequente sensibilità artistica e che della poesia ha fatto una ragione di un’esistenza dolente, non ovviamente fine a se stessa, ma come mezzo per esprimere e riflettere il suo “io”, così comunicando con gli altri. Mario Verdone, scomparso nel 2009, è stato un famoso critico cinematografico, ma anche saggista, scrittore e poeta, insomma uno dei non così rari esempi italici di spiccata attitudine in diversi campi artistici. Normalmente una raccolta di lettere scambiate fra due persone riveste più un significato storico che letterario e filosofico, ma questo non è il caso nostro, perché da un incontro occasionale è nata un’amicizia basata su un afflato, un comune modo di sentire che si sviluppa in riflessioni secondo un filo logico di reciproca crescita culturale. Verdone, di cui mi era nota solo la fama, era un intellettuale a lettere maiuscole, uno di quegli uomini il cui desiderio di conoscenza mai si placa, consapevoli che, per quanto si impari, ci si accorgerà sempre che quel c’è da apprendere, anziché diminuire, aumenta. E non si creda che questo epistolario consista solo in piccole prose, perché non è infrequente che i due si scambino delle poesie, ma in fin dei conti i versi riescono a esprimere, in autentici poeti, emozioni, sensazioni, ma anche concetti fondamentali che in altra forma potrebbero senz’altro risultare grevi, se non tediosi. Dalla lettera del 18 novembre 1991 scritta da Maria Teresa Santalucia Scibona: L’agonia di un recluso giorno / è ritmata dal goffo/ tambureggiare / della pioggia. / Nell’ariosa prigione / satura d’epici sogni, / una lettera desiderata / sigilla al tuo nome / condivise affinità…. Dalla lettera dell’1 gennaio 1992 stilata da Mario Verdone: …Restiamo attaccati alle cose / che possediamo / v’è / chi non ne comprende il perché, ora / anche il cassetto è tetro. / Il sorriso / non c’è più. Certo c’è spazio per altre notizie, per convenevoli, per auguri, ma si avverte chiaro che queste lettere sono di fatto uno scambio culturale ed artistico, e sta proprio in questo la loro valenza, perché altrimenti potrebbero interessare solo ed esclusivamente ai mittenti-destinatari. L’incontro di due vite è un volumetto di poche pagine, di facile e piacevole lettura, una piccola gemma che pulsa come un cuore nel grigiore di un mondo fatto di tante vite che assai raramente si incontrano per dare vita a un’amicizia costruttiva.
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