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Grazie sorella sconfittami hai dato gli occhi e tre piaghe nel cuoree nessun filo per poterle cuciree il coraggio per poterle cantare
Grazie sorella sconfittami hai dato gli occhi e rubata la vocemi hai schiaffeggiato sull’ultima guancianon mi restava null’altro da offrire
Un affannato percorso di dolore quello compiuto da Massimo Zamboni attraverso le parole delle canzoni di tre album - Sorella Sconfitta, L’inerme è l’imbattibile, L’estinzione di un colloquio amoroso -, pubblicati come solista tra il 2004 e il 2010, dopo la ventennale esperienza di fondatore e compositore di CCCP e CSI. Tre opere intimamente legate tra loro, complementari, dove l’esperienza umana si consolida attraverso la ricerca e la scoperta dei denominatori comuni tra gli uomini: l’accettazione della Sconfitta come Sorella e compagna di strada, l’offrire la propria inermità scavata a fondo fino a cogliere i segni della forza, l’accogliere l’estinzione come sorgente di nascita. Un percorso di parole nato attraverso la musica che prende adesso la forma della poesia, e si alterna alla prosa, tracciando quasi un intimo diario. “Per chi conosce Massimo Zamboni, - scrive Emilio Rentocchini nella prefazione a questo libro - non è semplice separare le parole delle sue canzoni dalla pigra e struggente monodia della musica, ferita di quando in quando dal fremente barrito della chitarra elettrica o sgranata nel frullo misterioso e concavo delle voci di contorno, sostenuta dal ritmo addolcente della ripetizione. Nelle sue composizioni, le parole abitano una doppia musica. Stanno in se stesse e in un alone ulteriore che le avvalora e allo stesso tempo ne devìa il respiro naturale, puro. Sulla pagina è invece la parola nuda, il verso sobrio, la strofa esatta a cantare il senso, la poesia delle cose, in un percorso sofferto di scrittura sempre più rarefatta e sentimenti meno corrisposti”. Nessuna attrazione per la sofferenza come catarsi quella di Zamboni; ma una partecipazione accorata verso tutte le cellule di sopravvivenza che sempre ricominciano a tessere il mondo dopo l’abbattimento. Una riflessione sul valore più alto della missione umana, lì dove se non è possibile aspirare al carattere completo e infinito di una resurrezione divina, si possono e si devono intraprendere continuamente le prove tecniche per il nostro compimento.
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