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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2018
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Il lavoro di Bar-Zohar farà storcere il naso ai puristi della saggistica storica, l’impostazione è di stampo giornalistico, manca l'indicazione delle fonti di riferimento, in più il testo è aggravato da alcuni refusi (2/3 volte un 1945 diventa un improbabile 1954, ad esempio), i collegamenti tra le parti a tratti scricchiolano. Nondimeno il messaggio nell'insieme arriva ben chiaro e presto si familiarizza con nomi sconosciuti o, giunti alla lontana, lasciati a marcire nella sentina della memoria: Von Braun va beh, chi non l’ha mai sentito nominare, e poi Peenemunde, Goudsmith, Boris Pash, Groves, l’Alsos, Sanger, e la caccia alle apparecchiature e ai cervelli della Germania nazista, sia quelli che collaborarono col regime sia quelli riparatisi all'estero, e a seguire le pugnalate alle spalle tra gli Alleati (più di nome che di fatto), sino alla presunzione statunitense d’essere riusciti ad accaparrarsi il top di gamma, salvo doversi ricredere mirando il cielo solcato dagli Sputnik. Nelle ultime pagine del libro, da noi pubblicato la prima volta nel 1966, vengono introdotti nuovi inquietanti protagonisti, anzitutto Nasser che apre a tutti gli scienziati tedeschi vogliosi di… tintarella sulle rive del Mar Rosso. Tra le nuove armi studiate, oltre ai “soliti” missili e aerei supersonici, fanno capolino le armi batteriologiche – ed è questo che rende attuale il testo, insieme alla considerazione che se sin dalla prima antichità, dai primi conflitti, la stagione di caccia ai cervelli non ha mai conosciuto chiusura, allora probabilmente l’ipotesi del 1966 di ricorso ai virus per la guerra batteriologica (virologica) non era una novità…
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