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La Consiglieria è, a mio avviso, una delle novità editoriali più interessanti di questo 2016. A primo avviso, ad una lettura superficiale (mi riferisco alla dicitura “Guida Gastronomica”), potrebbe far pensare ad una delle tante pubblicazioni presenti sul mercato editoriale, magari scritta meglio, ma…insomma, ti verrebbe da dire che tutto sommato è sempre la solita solfa che ormai invade quotidiani, settimanali, mensili e librerie in genere. Ma, attribuire a tale testo, la denominazione di “non convenzionale” è stato a mio avviso intrigante. Qual è oggi la norma, la convenzione, che seguono tutti quelli che parlano di ristoranti, specie se riconosciuti dalla più importante delle guide in circolazione? Celebrare quello che hanno mangiato, elogiare la loro capacità di scelta delle pietanze e dei vini abbinati, decantare le loro relazioni con gli chef. In una parola è una liturgia in cui gli scrittori, aspiranti ispettori gastronomici, facendo finta di raccontare i ristoranti raccontano se stessi….E’ un paradosso, un corto circuito, in cui il ristorante e gli chef sono incidentali, il pretesto per un esibizione di narcisismo. Cosa fa, invece, la scrittrice Nieva Zanco? Coglie l’occasione per fare un operazione nuova. Gli chef e i ristoranti diventano l’occasione per parlare dell’Italia. La guida gastronomica si fa racconto. Anzi 40 racconti autoconclusivi che hanno due fili conduttori e un disegno complessivo. Mi sembra. Ma andiamo con ordine! Non è chiara la genesi del libro, ma si capisce che il tour intrapreso è figlio di un dolore. Un dolore metabolizzato in due anni di viaggi. Un processo catartico, di affinamento personale. La costruzione di un programma di letteratura quotidiana che sposa la gastronomia con le esigenze di un cliente curioso. Così la lettura di ogni ristorante avviene su più piani. Innanzitutto la definizione di quella che oggi si chiama “comfort zone”. Giustamente dice l’autrice la valutazione di un ristorante è la sommatoria di tanti aspetti che influenzano le nostre scelte. Aspetti che le guide gastronomiche trascurano. Non tutti i posti sono uguali. Né gli ambienti. Né la piacevolezza che se ne trae. La sensazione che traspare è che la Zanco sia la vera cliente. Che parli a tutti quelli che vanno realmente a ristorante per passare bene alcune ore della loro vita…non per intrattenere un pubblico più o meno vasto di lettori con lezioni ex catedra. Per questo ad ogni ristorante si attribuiscono più valutazioni che consentono, a chiunque, di farsi un opinione precisa, arricchita da consigli e avvertenze. Un secondo piano è quello del motto e dell’esergo. Sono coniati per ogni ristorante. E qui la cosa si fa interessante. Perché dimostra che colei che scrive è una persona colta e che ha metabolizzato quello che ha scritto attraverso un lungo percorso interiore. Solo così si possono comprendere i racconti. 40 racconti. A volte fiabeschi, a volte comici, a volte veramente geniali. Ma siccome non parliamo solo di pancia e di intelletto, alla fine ci sono quelle che l’autrice chiama le tappe del cuore. Ed è qui che il ruolo dei presunti ispettori/scrittori viene definitivamente svilito. L’autrice non nasconde le sue preferenze. Le motiva, le argomenta, premiando non i cuochi più celebri ma quelli con i quali ha legato di più. Il trionfo della verità. In un mondo di finzione qualcosa di vero. L’ambizione della scrittrice infine. Come poteva fare uno scrittore positivista ambisce ad un tour sistematico. Vorrebbe recensire, pardon, raccontare, tutti i ristoranti stellati che ci sono in Italia. L’augurio è che ci riesca. Noi aspetteremo i suoi racconti. Un libro da leggere.
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