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Nationality Letteratura: Turchia
La stranezza che ho nella testa
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La stranezza che ho nella testa - Orhan Pamuk - copertina
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stranezza che ho nella testa

Descrizione



Se c’è uno scrittore oggi in grado di raccontare le passioni, i tormenti, le energie che plasmano la vita degli uomini e delle città, quello è Orhan Pamuk.

«Ricco, complesso, pulsante di vita, La stranezza che ho nella testa ricorda i grandi romanzi vittoriani». - Kirkus

Un ragazzo ama una ragazza. Tutte le storie, anche quelle piú complicate, nascono da questa semplice, universale premessa. Mevlut l’ha incontrata una sola volta: i loro sguardi si sono incrociati di sfuggita al matrimonio di un parente a Istanbul. Eppure è bastato quell’attimo di perfezione e felicità a farlo innamorare. Süleyman, il cugino, gli ha detto che delle tre figlie di Abdurrahman, quella che ha visto Mevlut, quella di cui si è innamorato, è senz’altro Rayiha. Da allora non l’ha piú rivista ma, per tre anni, Mevlut le scrive le lettere piú appassionate che il suo cuore riesce a creare. Finché un giorno capisce che l’unico modo di coronare il suo sogno è scappare con Rayiha, di fatto rapendola dalla casa paterna in cui è rinchiusa. Cosí, una notte di tempesta, mentre Süleyman aspetta con un furgone in una strada poco lontana, Mevlut e la sua amata si riuniscono. Nulla potrà andare storto ora, nulla potrà piú dividerli, pensa lui. Poi un lampo illumina la scena e rivela il volto di Rayiha: quella non è la ragazza a cui Mevlut ha creduto di scrivere per tutto quel tempo, non è la ragazza di cui si è innamorato a prima vista tre anni prima! Chi ha ingannato Mevlut? E come si comporterà ora il nostro eroe? Questa è la sua storia, caro lettore: la storia di Mevlut Karataþ, venditore di boza (la bevanda, leggermente alcolica, tipica della Turchia), lavoratore indefesso, inguaribile ottimista (qualcuno direbbe ingenuo), sognatore, profondo conoscitore delle strade e dei vicoli di Istanbul. Perché questa è anche la storia di una città e del tempo che l’attraversa, una saga grandiosa e potente degli individui e delle famiglie che lottano, si alleano, si amano e si dividono per trovare il proprio posto nel mondo. Il premio Nobel Orhan Pamuk ha fatto della sua città, Istanbul, il personalissimo teatro in cui mettere in scena l’universale dei destini umani. Con La stranezza che ho nella testa ha saputo scrivere un romanzo rutilante in cui le storie piccole di uomini e donne comuni hanno la forza irresistibile della Storia di tutti.
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Dettagli

2015
24 novembre 2015
574 p., Rilegato
Kafamda Bir Tuhaflik
9788806207557

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 4/5

In queste opere scorre sempre un fiume sotterraneo di serena malinconia che dà il "tono" alla narrazione. Questo ultimo, splendido, romanzo del Nobel turco non fa eccezione: qui il compito di tenere la nota dominante è affidato al protagonista Mevlut, che fin da subito capiamo essere una "brava persona" come lo stesso autore lo definisce quasi cinquecento pagine dopo. Il romanzo, in buona sostanza, è la storia di circa quaranta anni della vita di quest'uomo umile, ma non sottomesso; spesso triste, ma non disperato; solitario, ma non misantropo; pieno di dubbi e debolezze.

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Recensioni: 4/5

Nei libri di Pamuk che ho letto (non tutti) scorre sempre un fiume sotterraneo di serena malinconia che dà il "tono" alla narrazione. Questo ultimo, splendido, romanzo del Nobel turco non fa eccezione: qui il compito di tenere la nota dominante è affidato al protagonista Mevlut, che fin da subito capiamo essere una "brava persona" come lo stesso autore lo definisce quasi cinquecento pagine dopo. Il romanzo, in buona sostanza, è la storia di circa quaranta anni della vita di quest'uomo umile, ma non sottomesso; spesso triste, ma non disperato; solitario, ma non misantropo; pieno di dubbi e debolezze.

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Recensioni: 4/5

Nei libri di Pamuk che ho letto (non tutti) scorre sempre un fiume sotterraneo di serena malinconia che dà il "tono" alla narrazione. Questo ultimo, splendido, romanzo del Nobel turco non fa eccezione: qui il compito di tenere la nota dominante è affidato al protagonista Mevlut, che fin da subito capiamo essere una "brava persona" come lo stesso autore lo definisce quasi cinquecento pagine dopo. Il romanzo, in buona sostanza, è la storia di circa quaranta anni della vita di quest'uomo umile, ma non sottomesso; spesso triste, ma non disperato; solitario, ma non misantropo; pieno di dubbi e debolezze, ma non pavido; tormentato e infine riappacificato con sé stesso e la vita. Insomma, conradianamente: uno di noi. Sullo sfondo la città di Istanbul tra l'inizio degli anni '70 e i giorni nostri, con la sua esplosione demografica, l'evoluzione sociale che l'accompagna e la corruzione dilagante; questo secondo filone narrativo, che comunque si intreccia magnificamente con le vicende del protagonista, almeno per me è di minor interesse, però ovviamente necessario per completare il ritratto di Mevlut. Last but not least: non sono in grado di dire quanto merito ci sia della traduttrice nella resa della cifra stilistica di Pamuk; certo è che la scrittura è da Premio Nobel "vero". Semplice, classica, a tratti quasi da romanzo tardo ottocentesco nelle parti in terza persona, alle quali si alternano le voci dei vari personaggi, in prima persona, che danno la loro versione dei fatti, il che rende vivace e appassionate l'insieme, tenendo sempre accesa l'attenzione del lettore. ...voto, inevitabilmente, massimo.

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Orhan Pamuk

1952, Istanbul

Scrittore turco, Premio Nobel per la letteratura nel 2006. Abbandonati gli studi di architettura, esordisce con il romanzo Il signor Cevdet e i suoi figli (1982), affresco di tre generazioni ambientato nel quartiere natio di Nisantasi, con il quale ottiene grande successo; cui sono seguiti La casa del silenzio (1983) e Il castello bianco (1985), nei quali l’incontro tra un giovane veneziano e uno studioso ottomano è pretesto per affrontare quello, problematico e conflittuale, tra Oriente e Occidente. Lo stesso tema ricorre, declinato in modi diversi, anche nei più recenti Il mio nome è rosso (1998, premio Grinzane) e Neve (2002), dai risvolti più marcatamente politici. Istanbul (2003) ha affascinato per l’abile tessitura che cuce...

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