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Anno edizione: 2021
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«Paesi tuoi come tutti gli esordi riusciti ha una forza inconsapevole, che tracima dalle sue stesse intenzioni» – Nadia Terranova
Prima prova narrativa di Pavese, Paesi tuoi venne pubblicato nel 1941 e suscitò immediatamente scandali in chi osteggiava ed entusiasmi in chi sosteneva quel neorealismo di cui Pavese era considerato un campione. E se oggi Paesi tuoi viene ritenuto soprattutto il primo libro che sviluppa temi squisitamente pavesiani – la solitudine, il forte legame con le proprie radici, il rapporto tra città e campagna – non si può ignorare l'influenza che esso ebbe su un'intera generazione di scrittori, affascinati dalla sua carica innovativa, a partire da Italo Calvino che scrisse: «ci eravamo fatta una linea, ossia una specie di triangolo: I Malavoglia, Conversazione in Sicilia, Paesi tuoi, da cui partire». Con Ritratto di Cesare Pavese di Alberto Asor Rosa; una nota di Laura Nay e Giuseppe Zaccaria; la cronologia della vita e delle opere; l'antologia della critica.
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Un libro che ha un unico insegnamento: quello di denunciare. Sicuramente una prosa che ancora deve delinearsi, una di quelle che fa fatica a spiegarsi (d'altronde questo fu uno degli esordi di Pavese) ma una prosa che - pur non conoscendo ancora il modo chiaro per poterlo fare - trova la sua morale nella storia di Talino e della sua famiglia di Monticello. Berno, che era stato con lui nelle carceri per un mese lo segue forzatamente e si ritrova a narrare i dissapori di una famiglia che neanche all'apparenza riesce a mascherarli. TW: violenza domestica e visione dell'amore (e delle donne) misogina. Ci troviamo, infatti, di fronte ad un Pavese che ancora non ha scoperto il romanticismo e che da sfogo puramente alle sue pulsazioni, seppure trattenute ma un Pavese che denuncia le ingiustizie e che si trova coinvolto in un tranello a lui ben organizzato.
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