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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2018
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Finalista al Premio Strega Europeo 2019.
Robert Menasse, dopo un lungo soggiorno di ricerca e due saggi sull’argomento, racconta una città e un luogo simbolico della storia e della cronaca contemporanea, il cuore politico e amministrativo dell’Europa unita.
«Nessuno prima di Menasse è riuscito a raccontare la burocrazia europea» – Carsten Otte, Die Tageszeitung
«Un clamoroso ritratto del mondo che ogni giorno si riunisce a Bruxelles» – Frankfurter Allgemeine Zeitung
«Un romanzo brillante, profondo, e di grande eleganza letteraria» – Die Zeit
Con La capitale Robert Menasse ha vinto il Deutscher Buchpreis 2017, il più prestigioso premio letterario per gli scrittori di lingua tedesca.
Il cielo è grigio su Bruxelles, si avvicina l'anniversario dei cinquantanni dalla fondazione della Commissione europea e allo scopo di rilanciarne gli ideali alcuni funzionari della Direzione cultura avviano un curioso tentativo, un grande giubileo incentrato su Auschwitz mobilitando gli ultimi sopravvissuti ai campi di concentramento come testimoni dei proponimenti che sono all'origine della UE, nata dalle ceneri delle atrocità naziste. L'idea scatena l'anima rissosa ed egoista dei paesi membri e insieme esalta gli interessi personali dei burocrati. Nel frattempo le strade della città sono affollate di allevatori che protestano con i forconi in mano, di mandrie di turisti con i selfie stick, e 22.000 funzionari, uomini e donne, solitari avamposti delle loro società e tradizioni, si adoperano senza sosta per favorire il dialogo tra le culture e gli interessi del loro paese di origine, e la notte restano seduti sul bordo del letto a bere un ultimo bicchiere di vino. Tutto alimenta un ingranaggio di bizantina complessità, crocevia del potere e dell'economia internazionale, babele di lingue diverse, mentalità incompatibili e interessi particolari: un caos sempre sul punto di esplodere. Robert Menasse, dopo un lungo soggiorno di ricerca e due saggi sull'argomento, racconta una città e un luogo simbolico della storia e della cronaca contemporanea, il cuore politico e amministrativo dell'Europa unita, la capitale scelta perché il Belgio era il primo paese in ordine alfabetico tra le sei nazioni fondatrici e da allora in attesa, come Godot, di una rotazione che non avverrà mai. Il suo è un romanzo di sfrenata ingegnosità, un labirinto di invenzioni e umorismo, un castello gotico di sentimenti e potere, passioni e paure. Tra un maiale che corre libero per le strade e un omicidio che sembra passare inosservato prende forma un panorama di grandi emozioni e grigia amministrazione, costellato di eroi tragici, di ambiziosi perdenti, di scaltri manipolatori. Ne scaturisce un ritratto letterario sarcastico e provocatorio, capace di miscelare generi diversi, di tratteggiare l'assurdo, di irridere il male. E soprattutto di raccontare l'Europa.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
E' un libro che è anche un incontro di storie intriganti su vari registri (dalla satira sulla società e la politica europea fino alle sfumature del giallo che sfiorano il realismo magico e la grande Storia), ma soprattutto è un atto d'accusa, con le forme di una scrittura leggera, contro tutti i nazionalismi e integralismi vecchi e nuovi, che sgomitano ancora per essere protagonisti nella Storia (talvolta senza sprezzo del ridicolo, altre volte purtroppo con esiti funesti), Vi è poi un ultimo strato della lettura, fatto di tante piccole citazioni su momenti di vita vissuta bruxelloise che è possibile sperimentare davvero, sia quella urbana che nei palazzi delle istituzioni, che risveglierà ricordi in chi ha avuto modo di conoscerla e probabilmente sorprenderà chi vede la Capitale soltanto come un gelido mondo di tecnocrati.
Se c'è, forte e coinvolgente, la trama macroscopica di cui si legge qui sopra, ad arricchirla e a renderla unica nella sua natura estremamente divertente per il taglio ironico da un lato, e dall'altro personale e introspettivo fino a toccare punte di vera commozione ed empatia, sono i microcosmi in cui agiscono i singoli personaggi con il loro bagaglio privato. Il tema centrale, Auschwitz capitale, e quello della battaglia necessaria contro il nazionalismo estremista, passa innanzitutto dalle vicende individuali, ha nomi propri e luoghi e tempi precisi: tutti i personaggi principali hanno avuto padri o nonni che hanno fatto parte della Resistenza (contro l’invasore o all'interno delle guerre civili), molti hanno parenti che hanno militato tra i cattivi (nazisti, nazionalisti, fascisti, terroristi…), e tutta la questione ebraica è tradotta nella vita di de Vriend, personaggio centrale nonostante il suo basso profilo, per così dire. La narrazione è veloce e serrata, perché tiene benissimo le fila delle vicende dei singoli personaggi che convergono verso la fine inaspettata. Sembra che Menasse faccia giocare i suoi personaggi a palla avvelenata: si passano e si scambiano il filo della narrazione in corsa, che si arresterà brutalmente. Un romanzo molto particolare, di elevata qualità letteraria, che traduce in fiction le preoccupazioni espresse più volte dall'autore sulla situazione attuale. Attuale più che mai. Incipit strepitoso. Meritatissimo il Deutscher Buchpreis ricevuto nel 2017
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