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L'opera prima del poeta Buoso è artisticamente un successo! Il libro è un'opera viva, originale e autentica. L'impianto stilistico, tematico e simbolico è coerente e riconoscibile. Il desiderio mai pago, ma mai frustrato; l'amore per lei come educazione alla preghiera e a Dio; il sogno e l'alba, simboli rispettivamente del desiderio e del ritorno alla realtà, riprendendo la concezione romantica del giorno e della notte… Accanto a questi temi consolidati - l'amore, la preghiera, il sogno - appaiono anche alcune liriche con topoi meno indagati, come "Lamento per il Vajont", "Lodi alla memoria", "Lodi alla pietà", "Oratio pro parentibus tuis" e "L'ispirazione": questa varietà, pur senza intaccare la coerenza e la coesione interna, conferisce ulteriore ricchezza artistica all'opera. Nelle scelte lessicali, si nota bene la formazione umanistica del poeta Buoso, con una raffinata ricerca di arcaismi (soprattutto latinismi) e, contemporaneamente, una selezione di vocaboli abbastanza ristretta, che si avvicina ad una soluzione monolinguistica. Il lirismo di Buoso, con i suoi costanti riferimenti letterari (ad esempio, la sepoltura lacrimata foscoliana nel "Canto IV" della terza sezione), ne rendono l'opera didattica e didascalica, ma non pedante; ciò è segno che il poeta ha apprezzato, compreso, interiorizzato e interpretato i classici, e invita i lettori a perdersi nel "gioco" dell'intertestualità. Per concludere, il poeta Buoso emerge già con le sue peculiarità e le sue caratteristiche, come dimostra in quest'opera d'esordio, raccolta di apprezzabile qualità artistica.
La Viola e i Violini rappresenta, senza ombra di dubbio, un'opera giovanile. Questo comporta, com'è naturale, che accanto al talento e alle qualità che vi possono essere, siano anche riscontrabili le immaturità e le imprecisioni di una giovane mano. La cosa caratteristica di questo libro, a mio parere, è l'evidente struttura di percorso, vuoi nella maturazione dei sentimenti espressi vuoi nell'affinarsi dello stile poetico. L'opera si presenta come una raccolta di liriche, composta a sua volta da diverse sillogi, dotate di stile e tematiche proprie, che pure s'incatenano nello scandire l'intensa e sfaccettata visione che l'autore ha della realtà, nel particolare e nel generale. Lo stile è anticheggiante, ricco di arcaismi, latinismi, grecismi e neologismi. Sottolineo anticheggiante, non propriamente antico, in quanto l'autore si comporta con molta libertà sia verso il vocabolario che verso l'impostazione metrica e figurale; cosa questa che viene a costituire un linguaggio che, pur non brillando sempre di originalità, resta molto caratteristico. Sicuramente La Viola e i Violini si discosta, e notevolmente, da tutto il panorama della poesia contemporanea. Pur marcando le differenze, la lirica buosiana è più simile a quella ottocentesca di Foscolo, o a quella inglese di Keats e di Shelley, rispetto a quella più strettamente odierna. Il tema è l'amore, ma non si parla di un unico tipo di amore. L'amore romantico (non corrisposto) occupa, con un sapore ora cortese ora gotico, gran parte del libro. Fra queste poesie ve ne sono alcune la cui tematica diviene tendenzialmente esistenziale, e si vedono trasparire riflessioni ora filosofiche ora teologiche, che spaziano dal senso della vita e della morte alle aspirazioni di un cuore caldo e ricco di emozioni. La voce dell'autore, nello spazio di un verso, passa dall'euforia ad un'atmosfera tragico drammatica, e non di rado questi toni s'intrecciano in un dolce-amaro che ha tutto il carattere del sublime romantico. Una spinta forte alla vita, alla gioia e alla speranza, cede di colpo il passo ad un anelito alla morte che tanto ci ricorda la poesia di Novalis, ma tale anelito, come per il poeta tedesco, non è sinonimo di tristezza o abbattimento, è invece proprio in esso che la vitalità giovanile del suo autore esplode in tutta la sua forza! Nella morte, o meglio nel guardare ad essa senza paura, la vita e le sue emozioni si santificano e trovano senso, nell'invocare la morte il poeta s'infoca di desiderio di vita, che in ultima analisi sembra rappresenta il vero significato dell'amore. Liberato tramite l'amore da ogni "vana cura", il poeta non chiede che l'amore della sua amata e la presenza di quel Dio citato appena ma che egli, con fiducia filiale, chiama Padre con un affetto che rasenta i toni della poesia mistica. Il "mare" citato da Leopardi, lungi dall'essere un'illusione, è qui rappresentato da un ideale mai come ora concreto di bellezza, incarnato dai sentimenti e dalla contemplazione della natura, in cui il poeta s'immerge elevando la sua ode, colmo di meraviglia ed estasi, ed il suo salmo di lode al Creatore. Accanto a questa voce istintiva, però, vi è anche un'anima morale a reggere l'impalcatura dell'opera. Soprattutto nelle prime liriche, il poeta si presenta chiaramente come colui che educa se stesso, auto imponendosi le regole di una rigida morale che, però, non è opprimente quanto fonte di consolazione per l'uomo che, senza che gli fosse imposta, ha saputo riscontrarla da solo in una qualche armonia del cosmo, e alla quale ora cerca di conformarsi. È impossibile non vedere, in alcune di quelle composizioni, la tenerezza di un amore di dono, un "agape" con tutti i tratti dell'amore cantato da San Paolo, che si scontra con un amore tutto passione e fuoco che, sebbene puro di per sè, pure così facilmente degenera in bassi sentimenti di rabbia e odio, che l'autore stesso severamente biasima in una delle sue liriche. Lungi dal rinnegare il suo amore, il poeta impone a sé stesso di amare la ragazza che non lo ricambia con un amore ancora più grande, in grado di nutrirsi e soddisfarsi della sola gioia dell'amata. Trasfigurato e in forma più umile, l'amore cui l'autore anela è quello del Cristo in croce: l'amore che si sacrifica e rinuncia a sé stesso per coloro che lo rifiutano. Allo stesso modo, il poeta vuole amare la sua amata senza desiderarla, godendo del suo semplice amarla perdutamente. A fare da contorno a questi temi, vi sono poi delle poesie che potremmo definire programmatiche, o didascaliche, in cui il poeta dice la sua su tematiche morali (cfr. ode alla pietà, ode alla memoria), o più specificatamente letterarie (cfr. ode ai sogni) in cui è tratteggiata un'appassionata difesa del mondo dei sogni e del mito. In definitiva, un pezzo di vita ed il riflesso di un momento della sua anima, è questo che Pietro Buoso ci offre in quest'opera, mostrando il suo cuore senza pudore, ma con le note dolci del suo poetare elegante e colto, anche se talvolta ancora immaturo. La Viola e i Violini è un libro che consiglio, anche se, per alcuni aspetti, invito il suo autore a crescere ancora.
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