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Anno edizione: 2018
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"Se non venivamo presi da un attacco di pigrizia ce ne andavamo per boschi quasi tutto il giorno. Io con lo zaino degno di uno sherpa, perché mi portavo dietro l'inverosimile, tutto quello che poteva servire per affrontare qualsiasi situazione. Martino preferiva invece uno zaino leggero, con l'indispensabile. Quegli zaini, a volte, mi erano sembrati i contenitori delle nostre vite, con dentro le sedimentazioni del tempo." Pesante. Ho fatto fatica a terminarlo.
L’isolamento terapeutico, imparare ad imparare, il rispetto dell’alterità e l’empatia famigliare sono i cardini di questo romanzo, che insegna come la gestione del giorno trova il suo naturale alveo nello scorrere del tempo, in quel tragitto che si decide di percorrere insieme, dove l’istinto e l’essenzialità sono il manutentore dei sensi, dell’amore, di quelle radici che rendono liberi di restare. lingegnerechelegge
Una vera sorpresa questo libro, uno stile chiaro ed essenziale per narrare le vicende di un padre ed un figlio adottivo che trovano la loro dimensione trasferendosi in montagna. Una lettura piacevole, anche quando la storia affronta temi non banali quali le relazioni familiari.
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