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Anno edizione: 2018
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Ormai non ho più dubbi sul fatto che i libri di Franco Faggiani mi facciano proprio sentire bene. Dopo aver amato molto "Non esistono posti lontani" e "Il guardiano della collina dei ciliegi" non pensavo però che "La manutenzione dei sensi" potesse colpirmi ancora di più. Mi è sembrato mi parlasse dritto al cuore, trasmettendomi un senso di quiete che forse cercavo da un po'. Di certo merito della natura, immancabile presenza di questi libri, che forse qui è la vera protagonista. Una natura che porta bellezza, silenzio, stupore, cura, riscoperta...ma che è soprattutto un rifugio e un punto di ripartenza. Un rifugio per Leo e il figlio in affido Martino che lasciano la vita milanese per stabilirsi in una baita tra i boschi nelle Alpi piemontesi. Una ripartenza in cui la frugalità fa da guida, in cui "si impara a fare ma anche a fare senza" e in cui l'isolamento non fa paura ma è libertà. Questo libro ha riportato la mia attenzione su quello che davvero conta, che è davvero bello e importante nella vita. Mi ha parlato di famiglia, una famiglia accogliente, aperta ai cambiamenti e alle diversità e che sa essere un piccolo rifugio per chi ne ha bisogno. Mi ha parlato di semplicità, quella che sta nei gesti quotidiani, nelle passeggiate, nel sedersi a osservare quello che ti circonda, nelle persone genuine che spesso neanche notiamo. Ultima cosa su cui ormai non ho più dubbi: questi libri si apprezzano ancora di più se letti in mezzo alla natura. Quindi vi consiglio davvero di recuperarne uno (questo è il mio preferito!), fare una gita in montagna, in collina, lungo un fiume o dove preferite, sedervi su un bel sasso o in un rifugio caldo e immergervi nella lettura. Sarà un'esperienza bellissima ❤
"Se non venivamo presi da un attacco di pigrizia ce ne andavamo per boschi quasi tutto il giorno. Io con lo zaino degno di uno sherpa, perché mi portavo dietro l'inverosimile, tutto quello che poteva servire per affrontare qualsiasi situazione. Martino preferiva invece uno zaino leggero, con l'indispensabile. Quegli zaini, a volte, mi erano sembrati i contenitori delle nostre vite, con dentro le sedimentazioni del tempo." Pesante. Ho fatto fatica a terminarlo.
L’isolamento terapeutico, imparare ad imparare, il rispetto dell’alterità e l’empatia famigliare sono i cardini di questo romanzo, che insegna come la gestione del giorno trova il suo naturale alveo nello scorrere del tempo, in quel tragitto che si decide di percorrere insieme, dove l’istinto e l’essenzialità sono il manutentore dei sensi, dell’amore, di quelle radici che rendono liberi di restare. lingegnerechelegge
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