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«Le donne mentono sempre.» «Le donne strumentalizzano le denunce di violenza per ottenere benefici.» «Se l'è cercata.» «Le donne usano il sesso per fare carriera.» «Ma tu com'eri vestita?.» Questi sono solo alcuni dei pregiudizi che la nostra società ha interiorizzato. Pregiudizi volti a neutralizzare la donna e a perpetuare una sudditanza e una discriminazione di genere in ogni settore, soprattutto in quello giuridico, che è il settore determinante perché tutto possa rimanere come è sempre stato. Viviamo immersi in questi pregiudizi. Ogni nostro gesto, parola, azione deriva da un'impostazione acquisita per tradizione, storia, cultura, e neanche i giudici ne sono privi. Con la sua attività di magistrata, Paola Di Nicola ha deciso di affrontare il problema dalle aule del tribunale, ovvero dal luogo in cui dovrebbe regnare la verità e invece troppo spesso regna lo stereotipo. Se impariamo a guardare il mondo con lenti di genere, si apriranno nuovi spiragli, nuovi colori e nuove strade, e allora impareremo che una civiltà senza violenza può esistere, che l'armonia fa parte di noi, che uomini e donne possono stare l'uno al fianco dell'altra con amore e valore, che il nostro modo di parlare può essere più limpido, pulito e chiaro, che il silenzio dei complici si chiama omertà ed è un muro che va abbattuto.
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Partendo dai costrutti della lingua italiana, passando dai pregiudizi che tutti (uomini e donne) hanno sul genere femminile, la giudice Paola Di Nicola intesse una meravigliosa analisi del ruolo della donna nella società. Analisi che è supportata da citazioni importanti, dati statistici, sentenze di processi etc... Sembra pesante, in realtà è un testo oltremodo istruttivo che tutti dovrebbero leggere, soprattutto gli uomini. Un piccolo gioiello in un mare di spazzatura. Io lo proporrei come testo scolastico nell'ora di educazione civica nei licei. E vi chiedo di spendere 12 euro per acquistarlo e tenervelo caro nella vostra libreria. Qui non è questione di gusti, è questione di "cultura" e consapevolezza. Bello bello. Interessante e argomentato con maestria, dai casi di stupro alla violenza domestica, dalle molestie sul luogo di lavoro alle usanze nei vari paesi del mondo, dal ruolo dei mass media alla cattiva interpretazione del codice penale. Giuro, non è un mattone. È un libro veramente ben fatto
"Vi chiedo di rompere il muro di omertà che perpetua la violenza e non è affatto una simpatica solidarietà tra uomini, ma è la vigliaccheria di chi ha potere, sa quel che accade e non parla per proprio interesse, per non rompere regole e assetti comunque comodi. Vi chiedo di arrabbiarvi per primi e prendere la parola quando a tavola o al bar sentite il solito modo di raccontare le donne: voi ben sapere qual è, non devo spiegarvelo. Sono i vostri discorsi da spogliatoio. E se non vi riesce Vi insegno un trucco: pensate sempre che in quel momento stiano parlando di vostra madre o vostra figlia". Un appello agli uomini, perché parte da lì, da loro e dal modo di relazionarsi con le donne, è il primo modo per capire che il problema non è solo delle donna, ma universale. Il libro ha un sottotilo estremamente significativo: quando il pregiudizio è più importante del giudizio. È quello il punto di partenza fondamentale da cui ricostruire una nuova cultura, libera dai retaggi passati e dall'impronta dichiaratamente maschilista. Capire che il giudizio è riservato, con cognizione di causa e vera imparzialità, solo alle sedi opportune, e che il pregiudizio è sinonimo di ignoranza, e sarebbe bene liberarsene, ORA E SUBITO!
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