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Anno edizione: 2020
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Sono passati più di due millenni da quando la tragedia è stata "inventata" ad Atene, ma non è stato creato nulla che la sostituisca. Ogni volta che guardiamo dentro di noi per capire chi veramente siamo, i miti tragici ci forniscono modelli e archetipi.
L'Andromeda di Euripide fa capire bene che cosa sia una tragedia greca: anzitutto uno spettacolo, offerto a una platea di spettatori; uno spettacolo che mette in scena – con trovate accattivanti ed "effetti speciali" – un episodio mitico dai contenuti forti, facili da capire. Diceva Gorgia che il teatro è un inganno, perché sul palcoscenico gli attori fingono di essere quello che non sono; ma aggiungeva che questo inganno è utile a chi si lascia ingannare. Infatti chi crede a quel che succede sulla scena e si immedesima nella storia vive un'esperienza indimenticabile: condivide le passioni dei protagonisti, quasi fosse lui stesso Edipo, Agamennone, Medea, e ne trae un insegnamento profondo. Questo è il punto fondamentale: il tragico non sta solo dentro il mito rappresentato sul palcoscenico, ma anche nella mente e nel cuore di chi assiste. Anche per l'uomo d'oggi si produce lo stesso effetto. Sono passati più di due millenni da quando la tragedia è stata "inventata" ad Atene, ma non è stato creato nulla che la sostituisca. Ogni volta che guardiamo dentro di noi per capire chi veramente siamo, i miti tragici ci forniscono modelli e archetipi. Nella tragedia greca troviamo – con puntualità impressionante – i problemi dei nostri giorni: violenza sulle donne, accoglienza dei migranti, drammi coniugali sono alcuni dei temi affrontati in questo libro attraverso il racconto delle tragedie arrivate sino a noi.
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