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Anno edizione: 2022
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Valeria Fonte ci guida in un'analisi arrabbiata, minuziosa e lucidissima di tutti i discorsi scorretti - che siano apertamente violenti o sottilmente discriminanti - che leggiamo e ascoltiamo ogni giorno, e che non possiamo più accettare.
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questo libro mette in tavola tutta una serie di concetti che esistono , ma che vengono ben ignorati. la verità nuda e cruda con la quale non è semplice entrare in contatto, fa male, ma è necessario. Grazie
Non è facile approcciarsi a questo saggio: è un testo molto denso, ed è necessario fermarsi e ritornare su certi passaggi per coglierne appieno la portata. Ma soprattutto non è facile approcciarlo perché la messa in discussione del lettore, delle sue convinzioni, delle sue abitudini, è continua e martellante: non c’è pagina, non c’è capoverso che non metta a disagio chi sta leggendo, perché colpisce nel profondo ed in modo diretto la percezione che ha di sé e del proprio modo di rapportarsi alle questioni di genere, alla violenza contro le donne, alla mascolinità. Non è facile essere maschio, considerarsi alleato, o femminista, o comunque convinto di essere molto avanti nelle pratiche di decontaminazione dalla propria cultura patriarcale, e sentirsi rimesso in discussione ad ogni pagina. “Smontare, decostruire, contrastare”, recita a pagina 16, non è solo un motto, è un avvertimento al lettore: stai per vivere questi tre paradigmi sulla tua pelle, e devi saperli affrontare. Ma è proprio questo metterci in difficoltà il pregio di questo saggio, che in certi momenti ci viene comunque in aiuto, ci prende per mano ricordandoci che non dobbiamo "dimostrare senza sosta” di essere coerenti. Ed è così che il testo ci fornisce la chiave per poter affrontare tutta la restante digressione: abbandona le certezze, sembra dirti, scontrati con me, ti invita, escine diverso, magari migliore se puoi. Alcune cose che mi hanno davvero aperto gli occhi: la decostruzione del concetto di “revenge porn”, scoprire quanto la sua invenzione è paradossalmente necessaria al mantenimento dell’oppressione di genere. La descrizione - e relativa decostruzione- delle figure retoriche che nel nostro linguaggio quotidiano veicolano, nutrono, accrescono le ingiustizie: non riesco più ad ascoltare un discorso, una chiacchierata, una notizia, senza richiamare alla memoria le analisi di questo libro, per capire cosa in realtà sto davvero ascoltando. La lettura della pagina 93: un durissimo colpo alla mia autopercezione. Ogni tanto la rileggo, e ci rifletto ancora su, anche se fa male, (proprio perché fa male). Per quanto riguarda lo stile di scrittura, io l’ho trovato scorrevole, ben chiaro e limpido; sentivo un po’ stonati certi intercalare che mi sembravano troppo personalistici ( i molti “rido”) e che secondo me depotenziano un po’ certi concetti espressi, corrono il rischio di sviare l’attenzione. Invece ho apprezzato moltissimo l’uso della “schwa”: ho affrontato questa scelta come un esperimento personale: un lungo testo che usa il neutro, è godibile e comprensibile come uno che non lo usa? La mia risposta è: assolutamente sì, e per me è stata una piacevole scoperta percepire una lettura scorrevole e chiara anche con una scelta fonetica ancora così inusuale. In conclusione, un libro che va letto, riletto e assorbito; una autrice che spero cresca ancora e scriva ancora perché come scrive nelle parti finali del suo saggio, “le narrazioni sono come incastri di un puzzle” e c’è davvero molto bisogno di chi, come lei, sa trovare le tessere giuste per mettere in ordine i piani di realtà.
Libro potente e necessario per una retorica che combatta gli stereotipi patriarcali. La scrittura è molto precisa. Da donna è emozionante avere tra le mani uno strumento che stimoli la resistenza contro questo sistema.
Recensioni
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