Pirandello condensa in questo romanzo le sue tematiche fondamentali, dalla crisi di identità del singolo, all'ipocrisia della società, alla costrizione che regole di ogni tipo esercitano sulla persona, alla ricerca della consapevolezza, costi quel che costi. E' un libro ricco di monologhi, di conversazioni interiori che coinvolgono anche il lettore, che viene accompagnato in un turbine di pensieri e di cambiamenti radicali della vita del protagonista e di chi gli sta intorno. Secondo Pirandello, è il suo "romanzo più amaro, profondamente umoristico, di scomposizione della vita". Fino a confondere finzione e realtà: "albero, nuvola, domani libro o vento. Tutto fuori, vagabondo".
Uno, nessuno e centomila
Del romanzo Uno, nessuno e centomila uscito a puntate nel 1926 sul settimanale La fiera letteraria, quando lo scrittore era già famoso in tutto il mondo, soprattutto per le sue opere teatrali, lo stesso Pirandello disse: "Avrebbe dovuto essere il proemio alla mia produzione teatrale e invece finirà per essere un riepilogo. È il romanzo della scomposizione della personalità. Esso giunge alle conclusioni più estreme, alle conseguenze più lontane". Per questo, pur non mancando di una trama, il romanzo ha in moltissime pagine la struttura di un incalzante dialogo col lettore nel corso del quale l'autore espone i capisaldi della sua concezione ideologica: l'inesistenza di una realtà oggettiva valida per tutti, col conseguente scontro, ora paradossale ora drammatico, del modo mio di sentire e giudicare che non può coincidere col modo tuo; la perenne mutabilità della coscienza col conseguente crollo della unità, della compattezza dell'io.
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Anno edizione:2017
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Non ci sono molte parole per descrivere questo romanzo. Pirandello supera se stesso (e il suo romanzo precedente -Il Fu Mattia Pascal) con quest'opera straordinaria, che si inserisce perfettamente nella mentalità filosoficamente anarchica dell'autore siciliano. La stessa strutturazione dei capitoli, così come il linguaggio utilizzato e le tematiche toccate, è estremamente innovativa e meritevole di lettura.
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Tilgher circa il contenuto delle opere dello scrittore siciliano dichiarava:"In Italia pare si voglia insistere a seguire la falsariga di qualche critico che ha creduto di scoprire nelle mie cose un contenuto filosofico, che non c'è, vi garantisco che non c'è!". Mi piace questo Pirandello umile, schietto, sincero, che oggi rivaluto. Ho riletto questo romanzo dopo la parentesi liceale (la maggior parte dei professori di letteratura ha la straordinaria capacità di riuscire a renderti antipatico qualsiasi scrittore si studi a scuola) e sinceramente non sono riuscito a scovare fra le pagine di questo libro quei particolari contenuti filosofici (l'uomo e la continua ricerca di una propria identità??) o quelle sentenze di vita tanto osannate da codesti professori (la perenne insoddisfazione umana??). Certamente ogni lettore saprà trarre da "Il fu Mattia Pascal" gli spunti che riterrà più validi e opportuni, ma credo sia ora di finirla col voler ergere ad ogni costo qualsiasi opera studiata (obbligatoriamente) nelle scuole superiori come fenomeno filosofico prioritario da cui dover attingere nel corso della propria esistenza. La società siciliana a cavallo dei due secoli viene descritta da Pirandello in modo originale e ricco di una nuova forma di humor "coraggioso", come originale è senza dubbio l'idea della "morte - resurrezione" da cui si origina la trama. La forma in alcuni tratti risulta un po' troppo appesantita, ma alla fine il tutto viene compensato da qualche sonora risata: questo è "Il fu Mattia Pascal" e credetemi, non è poco. Spensierato.
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